Prima o poi arriva il fatidico giorno in cui sei stanco di quello che ti circonda. Hai studiato, hai cercato lavoro e hai fatto gavetta, a volte con fortuna e altre no, ma alla fine ti ritrovi demotivato e non ti resta che guardarti attorno, parlarne con i tuoi cari e decidere se quello che hai è sufficiente oppure vuoi qualcosa di più, qualcosa di diverso, che ti faccia davvero sentire realizzato.
In quel momento sei solo, ti guardi allo specchio e vedi il tuo cervello. È lì, sulla tua testa, fermo, sospeso, quasi incerto sul da farsi. Guardi meglio, scavi in profondità e tac! Illuminazione! In un attimo capisci, cogli il messaggio: il tuo cervello, con il suo carico di idee, progetti e ambizioni, vuole scappare, andarsene via, in un posto dove mettere a frutto la propria conoscenza. Il tuo cervello vuole fuggire laddove può realizzarsi.
Questa è la vera storia della fuga dei cervelli, una storia senza infamia e senza lode. Si tratta semplicemente della ricerca di qualcosa di meglio.
Nulla di nuovo. Da sempre gli animali migrano, macinano centinaia di chilometri e, così facendo, sopravvivono. Chi se ne va dal nostro Paese alla ricerca di un futuro migliore, spesso preferirebbe trovare quel futuro in Italia, dove è nato e cresciuto, ma non può. E chi se n’è già andato, a volte pensa di tornare, però neanche lui può, perché il lavoro non c’è e non ci sarà. E allora, più che di «fuga dei cervelli» si dovrebbe parlare di «cacciata dei cervelli», da parte di quella stessa Italia che non riesce a dare risposte credibili né a chi resta, né a chi va.
Così, mentre le economie avanzate discutono su come attrarre lavoratori, competenze e professionalità necessarie alla propria crescita attraverso specifiche politiche di immigrazione, l’Italia resta al palo investendo poco e male in formazione, con la desolante consapevolezza, per i nostri giovani, che le alternative saranno la fuga o la disoccupazione. E se qui il lavoro non c’è, la soluzione è solo una: inseguirlo, raggiungerlo e farlo proprio, ovunque sia. Non più con una valigia di cartone e qualche spicciolo in tasca, ma con lucida cognizione di causa.
Sono disposto a lasciare l’Italia?
Cercare lavoro all’estero ed essere disposti a lasciare l’Italia sono due cose diverse, e come tali vanno trattate. Cercare lavoro in un altro Paese è un’attività su cui molti fanno esercizio quotidiano: si informano su Stati bellissimi, leggono offerte di lavoro su Internet, fantasticano su una vita lontana da casa vedendo nel miraggio del diverso uno sterminato mondo di opportunità. Poi arriva il momento in cui devono inviare il curriculum e pensare davvero di lasciare la casa, gli affetti, gli amici, il bar all’angolo, il negozietto tranquillo dove si rifugiano quando hanno troppi pensieri per la testa e tutto a un tratto, come per magia, sorgono i primi dubbi e smettono di fantasticare. Si guardano attorno e nella loro mente una vocina dice: No, non posso abbandonare tutto questo!
Scordati di avere una possibilità all’estero, se non riesci a lasciarti tutto questo alle spalle. Non pensare nemmeno di cercare lavoro all’estero, perché quasi sempre vuol dire cambiare clima, abitudini, lingua e relazioni sociali. Trovare un lavoro all’estero vuol dire imparare di nuovo tutto, o quasi, da zero.
Andarsene dal proprio Paese non è facile, perché la maggior parte delle tue certezze verranno spazzate via e dovrai confrontarti con modalità di pensiero e di azione spesso diversi da quelli a cui sei abituato. Probabilmente, nei primi tempi potresti soffrire di quella che in letteratura è chiamata social isolation, cioè la sensazione di sentirsi un estraneo e quindi, di fatto, isolato dal resto della società. Inizialmente non avrai amici, avrai un po’ di problemi a esprimerti, sarai quello nuovo, quello che viene dall’Italia e dovrai integrarti. Ovviamente, più l’ambiente lavorativo e il luogo geografico saranno di respiro internazionale, più l’integrazione sarà facile, ma sicuramente dovrai reggere un po’ di isolament
Quindi pensaci bene, perché se credi di non riuscire a gestire questo turbinio di cambiamenti la tua fuga sarà solo temporanea: presto di renderai conto di quanto ti manca casa e tornerai indietro. Se invece riuscirai a lasciarti tutto alle spalle, scoprirai che là fuori c’è un mondo di opportunità che ti aspetta.
Ricordati
• Dovrai parlare sempre in un’altra lingua.
• Le tue abitudini verranno stravolte.
• All’inizio ti sentirai isolato.
Perché vado via dall’Italia?
Avere consapevolezza dei motivi che ti spingono a mollare tutto e andartene è molto importante, perché questo dice di te molto di più di quello che saresti in grado di ammettere.
Trovare un lavoro che in Italia non c’è
Qui si consuma tutto il dramma del nostro Paese, non solo per i disoccupati ma anche per i cosiddetti NEET, Not (engaged) in Education, Employment or Training. In questa categoria rientrano tutti coloro che fino a poco tempo fa non avevano mai considerato l’opzione emigrazione come qualcosa di reale, ma che ora, forzati dalla disoccupazione e dalla necessità di trovare un’attività remunerativa, sono disposti a tutto pur di cambiare le cose.
Ti sei iscritto ai centri di collocamento in Italia e hai già cercato, senza fortuna, qualunque lavoro disponibile. Ormai non ti resta che un’ultima chance: l’espatrio. Ma ancora una volta sei solo, nessuno ti sostiene né ti spiega cosa devi fare. Lo Stato, di nuovo, non c’è quando serve. La sfida dell’internazionalizzazione è durissima, perché dovrai affrontare contemporaneamente l’assenza di un reddito, la consapevolezza di avere seguito un percorso di studi e di lavoro non adatti a cercare occupazione all’estero e, molte volte, difficoltà linguistiche insormontabili. Se ritieni di essere in questa categoria, è bene che inizi a pianificare ogni momento dei prossimi sei-dodici mesi. Oltre a migliorare la conoscenza della lingua straniera del Paese in cui intendi andare, entra nell’ottica che ti troverai di fronte a molte porte chiuse.
Dovrai fare un grande lavoro di consultazione su Internet, ma anche andare a cercare lavoro sul posto programmando trasferte di uno-due mesi, in modo da poter cogliere e valutare in loco le giuste opportunità. Non affidarti ad agenzie che offrono colloqui di lavoro in cambio di soldi, e soprattutto non partire sperando nella provvidenza, ma decidi dove andare, per quanto tempo rimanervi e cosa cercare quando sei là. Se non funziona, ritorna a casa e poi riparti.
Trovare un lavoro che valorizzi i miei talenti
Molti italiani cercano all’estero quello che non trovano in Italia: la possibilità di essere remunerati in base alle proprie capacità, di realizzare le proprie aspirazioni e di mettere a frutto i propri talenti. Non è raro sentire di ricercatori che in Italia non trovano finanziamenti sufficienti per portare avanti la propria ricerca e sono costretti ad andarsene. Se, caro lettore, hai meno di quarant’anni, sei laureato, conosci una o più lingue straniere e non hai problemi economici, trovare lavoro in Italia per te non sarà un problema. Il problema, casomai, sarà la possibilità di fare carriera e di sentirti gratificato.
Nella stragrande maggioranza dei casi, quelli come te non hanno problemi con la tecnologia, e le offerte di lavoro le cercano su Internet. Quando finisce la fase di selezione e ti viene proposto di fare un’ultima intervista in azienda prima della proposta di lavoro, questa è quasi sempre la migliore occasione per conoscere i futuri colleghi.
Se appartieni a questa categoria di persone, è molto importante lavorare su te stesso, sulla presentazione e sulla qualità del tuo curriculum. Devi essere molto attento nel costruirti un percorso lavorativo che abbia coerenza e che ti permetta di consolidare e ampliare le tue conoscenze, anziché seguire percorsi a zig-zag facendoti guidare dalla casualità. Poter annoverare nel tuo curriculum esperienze internazionali è fondamentale sia che un domani tu voglia rientrare in Italia, sia che tu preferisca continuare a essere cittadino del mondo.
Trovare uno Stato che garantisca ai miei figli un futuro migliore
Negli ultimi anni si sta affermando sempre di più una nuova categoria di emigranti: quelli che cercano un lavoro fuori dall’Italia perché non hanno fiducia nella capacità del sistema Paese di cambiare e tornare a essere una grande economia in grado di creare lavoro, crescita e benessere. In altre parole, sono in aumento gli adulti che non vedono nell’Italia un Paese in cui poter crescere i propri figli.
Se per te andare via dall’Italia è un modo per fuggire alle storture di questo Paese, è importante che oltre al lavoro valuti con attenzione anche tutte le caratteristiche dello Stato in cui vuoi trasferirti, perché la possibilità di tornare indietro non è sempre scontata.
Capire esattamente quale motivo ti spinge ad andartene influenzerà non solo le modalità di ricerca del lavoro, ma anche del tipo di occupazione.
La fortuna è sempre un incrocio di preparazione e opportunità. La prima va costruita, la seconda bisogna cercarla.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ricordati
• Avere chiari i motivi per cui cerchi lavoro all’estero ti aiuterà a programmare come cercarlo.
• Le informazioni ci sono tutte, il punto è selezionare quelle rilevanti.
• Non sempre i lavori all’estero sono migliori di quelli in Italia.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
PDF
Alberto Forchielli, Manager Italia, 20.01.2017
PRESS
Trovare lavoro: sei disposto a lasciare l'Italia? non sarà una passeggiata!
Alberto Forchielli20 Gennaio 20170
Share
Lascia un commento