I Thai sono razzisti e sciovinisti, da sempre. Anche se dal ‘500 lasciano aperte le porte a cinesi, portoghesi, giapponesi, arabi, persiani, olandesi, inglesi, americani, ecc ecc e ai loro insediamenti con libertà di culto, vivono il contatto con essi sempre con un senso di rassicurante superiorità basato sul semplice autoconvincimento e per oltre un secolo di propaganda di regime basata sul risibile “non siamo mai stati colonizzati”.
La cosa che più fa incazzare noi Farang nei dialoghi con i Thai è che alla prima divergenza di opinioni su qualsiasi tema loro insistono: noi Thai siamo diversi e voi Farang non potete capirci.
L’etichetta di sciovinismo e razzismo vale soprattutto per le classi medio alte, ma ai bassi livelli le esigenze primarie che vedono nel Farang una fonte di assistenza economica e di social climbing attenuano ma non cancellano i sentimenti di base: dietro i sorrisi delle brochure turistiche c’è sempre la discriminazione, quella che lo stato sancisce ufficialmente con la doppia tariffa d’ingresso nei musei e parchi nazionali: gli occidentali pagano 10 volte rispetto ai Thai “perché i Farang sono ricchi”.
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