Forchielli black bloc ve lo riuscite a immaginare? Io ce l’ho ancora in mente quando questo inverno in un video commentava le montagne di neve alle sue spalle in Piazza Maggiore a Bologna. Borsalino calcato in testa con leggerezza. Cappotto in cachemire su misura. Tutto Fumo di Londra. Gran classe. Un lord inglese – uno di quelli che fanno mettere a misura le scarpe ai propri maggiordomi – non reggeva al confronto (d’altronde ha un palazzo di famiglia del Settecento a Imola, mica tortellini essiccati). E mentre indicava con la mano i cumuli di neve, è comparso un luccicante Yacht-Master in oro al suo polso. Ecco, il marchio Rolex è forse l’unico dettaglio che lo accomuna ai black bloc milanesi, sempre che l’identikit fatto dai True Detective Alfano & Renzi corrisponda alla verità. Eppure il nostro eroe lo è stato davvero un black bloc. Ce lo ha detto lui stesso.
Alberto, l’OCSE prevede che nel 2030 Cina e India avranno in due il 50% dei talenti mondiali, intesi come laureati… “Confermo tutto. Noi sprechiamo i soldi negli stipendi dei fannulloni nei vari carrozzoni inutili nella PA, mentre gli investimenti in educazione della Cina sono incredibili. Già adesso la Cina è la numero uno al mondo come brevetti. La prossima battaglia, che peraltro abbiamo già perso, non è sul costo basso della manodopera, è sui talenti. E i laureati cinesi e indiani sono più preparati, costano meno e sono disposti a sacrificarsi più dei nostri. Sono cazzi. Verremo tutti a fare gli aiutanti dei bagnini a Viserbella.”
Il primo maggio, mentre a Viserbella eravamo già tutti in spiaggia smutandati, è stato inaugurato l’Expo. Hai cambiato idea sulla sua inutilità? “Ti dico solo che qui, a Hong Kong, i giornali non ne parlano. Neanche un trafiletto. Zero.”
Invece cosa dici di Milano messa a ferro e fuoco dai No Expo? “Sono sorpreso che gli scontri sociali non siano avvenuti prima.”
In che senso? “Michelaccio, la spirale recessiva dell’Italia dura da almeno sei, sette anni, con i redditi in caduta libera, la disoccupazione dilagante, la sotto-occupazione come regola generale e nessuna prospettiva per la maggioranza dei giovani. Con un quadro simile sono sorpreso che gli italiani non siano scesi per le strade a protestare già qualche anno fa. Ed è normale che i giovani, senza prospettive reali, siano incazzati come pantere. L’Expo rappresenta il palcoscenico ideale. I musulmani diventano integralisti e vanno nell’ISIS e gli italiani e gli europei vanno a tirare i loro Rolex contro le vetrine delle banche. Fa parte delle regole del gioco. A me fa più incazzare la rassegnazione dei giovani rispetto alla protesta violenta. D’altronde quando io insegnavo Economia a Bologna, tra il 2003 e il 2005, anni in cui ancora la crisi non era all’orizzonte, tra i miei allievi c’era già tristezza. Certo, se posso dar loro un consiglio, non li incito a spaccare tutto, li incito a scappare dall’Italia e cercare lavoro all’estero.”
E tu che tipo di giovane sei stato? “Fino al liceo studiavo poco. Ero una specie di black bloc, prepotente e rissaiolo. Ero bravo solo in matematica ed ero proprio un delinquentello con 8 in condotta e in testa la figa e il motorino dalla mattina alla sera. E prima ancora, alle medie, ero malato di pallone e bicicletta. Alla maturità ho preso 44 e come passioni, oltre alla figa, si erano aggiunte il basket e la moto. Mi sono salvato perché ero affascinato dal dibattito economico, dal mito di Harvard e dall’idea di andare via dall’Italia, perché Bologna mi stava stretta e perché avevo diversi amici fraterni che già vivevano negli USA, come Aldo Baietti, oggi alla Banca Mondiale. Soprattutto ho potuto contare sulla capacità dei miei genitori di guardare lontano. Fin dalle elementari mi hanno fatto studiare inglese tre volte alla settimana e hanno sempre valorizzato l’educazione, senza nessuna paura di mandarmi a studiare all’estero. Sono stati un grande esempio di intelligenza e cultura.”
Il talento da coltivare. Il talento da non sprecare.
Forchielli intervistato da Michele Mengoli per Oblòg (11 Maggio 2015)
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