Intervista ad Alberto Forchielli dopo l’uscita del suo nuovo libro “Il Potere è noioso”.
Imola. *Ma chi ca… è Forchielli???» sbraitava ripetutamente Vittorio Sgarbi, con scurrile veemenza, durante la trasmissione Matrix andata in onda il 20 gennaio scorso. Sgarbi e Forchielli erano tra gli ospiti invitati a parlare dell’America di Trump e degli effetti sull’Italia. Evidentemente il famoso critico d’arte non aveva letto Il Potere è Noioso (Baldini&Castoldi editore), l’ultimo libro di Alberto Forchielli, scritto con il giornalista Michele Mengoli, dove in modo tutt’altro che noioso *il più anarchico degli economisti, con radici imolesi, racconta non solo le sue visioni geopolitiche il mondo globalizzato di oggi (che non lascia speranze all’Italia), ma anche molto di sé, della sua carriera e del suo lato più privato. Avrebbe così scoperto che il suo interlocutore era molto più titolato di lui per parlare di economia, mercati e affari internazionali. La sfuriata di Sgarbi e la reazione di Forchielli, che agli insulti gratuiti ha risposto con una spiazzante risata, sono poi diventate virali sui social, dove l’amministratore delegato del fondo di investimento italo-cinese Mandarin Capital Partners e presidente di Osservatorio Asia è ormai seguitissimo. A Sgarbi, ha poi replicato, in poche parole: *Io investo soldi. Compro aziende, le porto in borsa, le rivendo, le fondo. Niente di particolare. Sono molto contento di questo affetto sgarbiano…».
Abbiamo provato a contattarlo e, mentre era di passaggio tra India e Bangkok, Io abbiamo riportato con il pensiero a Imola. Anche perché, nel mondo globalizzato di cui parla nel suo volume, cita più volte anche la nostra città.
Nel suo libro spiega in cinque punti perché non farà mai politica. Eppure qui a Imola c’è chi la vorrebbe sindaco. Supponiamo che si candidasse e che vincesse le elezioni. Che cosa farebbe poi?
Ma sarei un sindaco disastroso! Per fare il sindaco sono necessarie doti che non ho e quelle che ho sarebbero inutili per fare il sindaco. I miei concittadini mi chiederebbero una ricetta per migliorare la situazione che non è nei poteri di un sindaco, ma forse di nessuno in Italia. E’ vero che in tanti mi chiedono un che impegno, ma in realtà sospetto che non mi voterebbe neppure mia moglie.
Cito sempre dal libro: «L’Italia è fottuta, ma Imola no. La Regione Emilia Romagna è altrettanto fottuta, ma Imola no. Come d’altronde tutti i micro-territori che possono e vogliono auto-globalizzarsi». In che modo?Dobbiamo imparare a fare cose nuove, oltre naturalmente a mantenere gelosamente i vecchi mestieri. Bisogna far finta di non essere in Italia, arruolare i giovani, auto-finanziarci e dialogare direttamente con gli ecosistemi che funzionano e che sono davvero innovativi, come Boston, Palo Alto, Berlino, Shenzhen, Pechino e il triangolo Oxford-Cambridge-Londra. Ci si riesce perché il mondo non è mai stato tanto “piccolo e vicino” come adesso e, ovviamente, ciò è possibile grazie al progresso tecnologico, che viaggia a una velocità pazzesca, mentre noi in Italia abbiamo ancora internet che va a carbonella.
Il futuro è l’innovazione. Imola a che punto è?
Purtroppo Imola, come l’Italia in generale, è fuori dai circuiti realmente innovativi che hanno innescato ricchezze enormi negli ultimi decenni. Dall’information technology alla biotecnologia, dalle tv a led ai droni e altro. E non tanto per ragioni di soldi, ma per ignoranza, nel senso vero della parola ignorare.
«Evacuate dall’Italia», è questo che ormai da anni consiglia ai giovani. Nel 2013 proprio a Imola aveva fondato T-Island, agenzia di collocamento per chi vuole andare a lavorare all’estero. Da quell’esperienza è nato un libro. E poi?
Nel nostro piccolo abbiamo cercato di dare consapevolezza ai giovani e alle loro famiglie e in tal senso abbiamo avuto segnali positivi. Poi abbiamo capito che era più utile scrivere due libri, che peraltro hanno avuto molto successo. Oggi il futuro lavorativo si decide a 14 anni. Se le idee chiare non le hanno i ragazzi, devono averle i loro genitori. Bisogna studiare la matematica e guardare ai settori che trainano il mondo come internet e la biotecnologia, tanto per citarne un paio, e bisogna sapere l’inglese alla perfezione. Se non studiate, imparate gli antichi mestieri artigianali o quelli che servono sempre, come l’idraulico, il giardiniere, il pizzaiolo, il calzolaio o il cuoco. E non bisogna essere schizzinosi. Non abbiate paura di sporcarvi le mani!.
Come ha educatamente spiegato a Sgarbi, lei di mestiere investe. C’è qualche realtà imolese su cui ha investito o su cui investirebbe?
Così su due piedi non me ne viene in mente nessuna, ma ci sono un paio di aziendine in un comune limitrofo a cui darei volentieri un’occhiata e mi piacerebbe partire da lì per dare un esempio concreto al nostro territorio. E’ la cosa che mi riuscirebbe meglio.
Siamo curiosi. Può darci qualche elemento in più?
Al momento no.
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Alberto Forchielli intervistato per Sabato Sera
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