L’intervista a ZAPPING – RADIO1

Parliamo di guerra di dazi, di una guerra commerciale che infuria da anni tra Cina e Stati Uniti e che adesso si annuncia però con una nuova fiammata, perché Biden, un po’ seguendo le indicazioni, le tentazioni e la propaganda, se volete, di Trump ha deciso di fare una sventagliata di aumenti di dazi, fino al 100%, pensate per le auto elettriche dal 23,7% che erano, e per innalzare un muro contro le esportazioni cinesi su tutta una serie di prodotti anche molto importanti per l’economia americana. Ne parliamo con Alberto Forchielli, fondatore il presidente di Mindful Capital partner che insomma come sapete ha molto a che fare conosce bene i mercati cinesi anche quello americano. 

Forchielli buonasera bentornato a Zapping, vogliamo provare ad analizzare questa decisione di Biden? Per quel poco che capisco lo attribuisco molto a motivi politico elettorali, ma magari mi sfuggono tutta una serie di questioni finanziarie, economiche e commerciali che possono avere anche un ruolo.
Il timing sicuramente ha un significato elettorale perché Biden ha bisogno di avvicinare a sé la base operaia della Pennsylvania, del Michigan e del Wisconsin che sono tre dei sette swing States, i sette Stati che decidono l’elezione del Presidente che sono stati molto colpiti dalle esportazioni cinesi, dal reshoring fatto dalle imprese americane negli anni ’90 e 2000 e per cui sono stati in cui c’è una forte tendenza e tentazione di votare per Trump, che ha promesso dazi; in questo modo Biden anticipa i dazi, li mette lui e questa è la motivazione politica.
Però in fondo c’è un bisogno, che ha l’America, di ricostituire una base industriale. Il PIL industriale dell’America, che è ormai il 12%, bassissimo, è un’economia prevalentemente di servizi che però non regge, si è creata una forte dipendenza nei confronti della Cina e si è visto anche anche in Europa del resto, con le mascherine che potevano venire solo dalla Cina, con tutta una serie di minerali critici che possono venire solo dalla Cina e  la transizione energetica dove tutti i prodotti vengono dalla Cina.
Si è creata ormai, in America soprattutto, ma anche in Occidente, in Europa e in Italia una dipendenza tale dalla Cina che non è sana.

Però ci sono delle cose che non tornano, per esempio il fatto di mettere il 100% di dazi sulle auto elettriche cinesi quando gli Stati Uniti ne importano in realtà pochissime, ne esportano molto di più di auto verso la Cina, quindi mi chiedo che senso abbia fare questa operazione di gonfiare i muscoli contro un’importazione veramente abbastanza marginale di auto elettriche, semmai sono auto elettriche prodotte dalla Ford o da altre case americane che producono in Cina e poi tornano in America
Ma c’è sicuramente un risvolto politico. Poi bisogna dire che il grosso delle macchine che la Cina esporta in questo momento sono ancora endotermiche, sono ancora convenzionali, ma bisogna dire che è un modo di anticipare quello che inesorabilmente succederà, perché, se non si fa niente, i cinesi domineranno l’elettrico, già in parte lo fanno, ma siamo solo agli inizi, perché il mercato è solo agli inizi, perché l’elettrico sarà un 10% del totale, ma quando l’elettrico diventerà il 50, 60, 70%, nei prossimi vent’anni, allora i concorrenti occidentali, che siano europei o che siano americani, non riusciranno più a stare in piedi. Il mercato sarà solo cinese e perdere il controllo del settore automobilistico è un dramma. Già l’occidente ha perso l’acciaio, l’alluminio, i droni, le telecomunicazioni, i pannelli solari, le pale eoliche, ossia tutti i nuovi settori, e anche alcuni dei fondamentali settori industriali tradizionali sono stati persi. Non si può perdere tutto, oltretutto c’è un significato militare è cioè che in caso di guerra vince chi ha la profondità industriale, chi riesce a rimpiazzare le cose e si vede anche in Ucraina adesso. Se non riusciamo a fornire munizionamento all’Ucraina forse c’è anche un grande significato militare.

Vedo però anche un’altra contraddizione, perché Biden ha fatto un discorso molto solenne, in cui dice: “noi americani possiamo reggere la concorrenza contro chiunque, a meno che la concorrenza non sia falsata da sussidi”, e le merci cinesi sono pesantemente sussidiate dallo Stato. Tutto vero, però non è che l’America faccia molto di diverso, ha messo trilioni per sussidiare le sue merci.
Ha ragione, ormai ormai la storia dei sussidi è una balla. Perché sì, in effetti i cinesi sono stati molto protezionisti, hanno fatto una serie di cose disdicevoli come furti di tecnologia e quant’altro, però ormai ci surclassano proprio sul piano tecnologico e poi sono bravi a fare i piani industriali, sono bravi ad eseguirli e sono bravi ad implementarli, ossia son veramente bravi sia nel privato che nel pubblico.
E noi stiamo stiamo soffrendo, effettivamente andare a dire che loro ci si ci sovrastano in tanti settori industriali solo perché li sussidiano non sta in piedi, il problema è proprio il loro dominio in tante cose, sono bravi nelle infrastrutture, nello sviluppo industriale, a sviluppare la tecnologia e sono bravi purtroppo anche a rubarla, insomma molte cose che loro sanno fare, noi non siamo più capaci di farle.

Un’altra cosa che mi ha sorpreso, a meno che non abbia letto bene, è che i cinesi non si preparano a rispondere a questa ondata di dazi con dei contro dazi uguali e contrari. Come si spiega questo fatto?
I contro dazi sono una sciocchezza, perché l’America esporta così poco in Cina che mettere contro dazi su prodotti americani non ha senso, magari sono prodotti americani che servono, oppure ad esempio dazi contro Apple la quale però produce prevalentemente in Cina, quindi che dazi sarebbero? È talmente tanto lo squilibrio commerciale che l’Occidente, e l’America soprattutto, ha nei confronti della Cina che i dazi cinesi non ci stanno proprio perché loro non saprebbero dove applicarli. Quello che i cinesi possono fare, come ritorsione che ci farebbe molto male, è  non non concederci più le terre rare o tanti prodotti, come ad esempio il tungsteno, che noi non produciamo più, tutti i minerali particolari, se smettessero di esportare queste cose potrebbero metterci in crisi, questo sì. Però a loro, tutto sommato, non conviene, perché già che c’è molta tensione in Occidente su questa dipendenza dalla Cina, che se poi la Cina ci leva i materiali necessari per le nostre produzioni industriali, è la volta che avviene una spaccatura netta; ossia, noi facciamo la NATO del commercio e si crea una sfera commerciale occidentale e una sfera commerciale asiatica, se questo dovesse succedere si tirano la zappa sui piedi.

C’è un’altra questione interessante che ho visto esaminata su alcuni giornali, nel momento in cui Biden e gli Stati Uniti alzano questo muro contro le importazioni cinesi si sostiene diciamo che che la Cina riverserà sull’Europa tutto il suo eccesso di produzione invadendo il vecchio continente di tutti i suoi prodotti. Che conseguenze avrebbe questo?
I cinesi si sentono rifiutati dall’America, quindi ormai non ci vanno più. Pensi che gli Stati, gli stati stessi, tipo la Florida per esempio, o il nord Dakota, fanno delle leggi per impedire che si vendono i terreni agricoli o gli appartamenti ai cinesi, cose pazzesche? No? Quindi loro, è da tempo che pensano che l’unico sfogo loro sia l’Europa e i Paesi in via di sviluppo, quello che loro chiamano il Sud globale.
Però loro vedono l’Europa come la grande destinazione tra i Paesi sviluppati e non c’è dubbio che si riverserebbero in Europa. Ma assolutamente.

Con quali conseguenze? Ci sarebbe un problema per l’Europa avere questo surplus di importazioni dalla Cina, cosa potrebbe provocare?
Distruggono posti di lavoro, portano via valore aggiunto. Avere deficit strutturali nelle partite correnti non è per niente bello. 

Quindi anche l’Europa dovrebbe reagire al modo di Biden mettendo i suoi propri dazi?
Guardi, io sono di parte perché purtroppo negli anni sono diventato uomo dei dazi; se io fossi l’Europa metterei i dazi, ma il problema è che l’Europa è frenata dai tedeschi, perché i tedeschi sono ancora dipendenti fortemente dal mercato cinese e loro temono le ritorsioni cinesi. E poi guardi che cosa sta succedendo, sta succedendo che la stessa Stellantis incomincia a esportare veicoli elettrici cinesi, la Volkswagen ha spostato tutta la progettazione della ricerca sui veicoli elettrici in Cina e pensa di produrre lì. Ossia gli stessi produttori europei pensano di dare all’Europa veicoli elettrici fatti in Cina. Questo per i produttori è fantastico, loro guadagnano moltissimo, ma per i paesi no, per gli operai, per la nostra occupazione, per il nostro valore aggiunto non è una bella cosa. Però così facendo il ‘sale’ è stato una cosa strabiliante. Ma il Chairman della Volkswagen, il Chairman della Mercedes si sono pubblicamente espressi contro i dazi sui veicoli elettrici, per forza perché loro pensano di produrre in Cina ed esportare in Europa adesso.

Quindi non vogliono i dazi sulle loro proprie auto cinesi… 
Fanno il gioco dei cinesi. Ed è una cosa drammatica, sta succedendo in Europa quello che è successo in America trent’anni fa, quando sotto l’impulso delle grandi multinazionali americane e del grande mondo corporate americano si è fatta la cessione della Cina al WTO e si è svuotata industrialmente l’America, non è avvenuta in Europa perché le società europee, quelle tedesche soprattutto, hanno tenuto, ma adesso le società europee si mettono a fare lo stesso gioco delle società americane trent’anni fa, con le conseguenze che in America vediamo, perché quella roba lì è nata con Trump.

La mia intervista a Zapping Radio 1, puntata del 17 maggio 2024 condotta da Giancarlo Loquenzi

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