Dopo i membri della famiglia, gli insegnanti sono le persone che incidono di più nella formazione di un giovane, sia in termini di competenze che di carattere. Trasformare le parole di un libro in conoscenza, rendere vivo e interessante un argomento stimolando, arricchendo e formando il futuro di uno studente, sono valori aggiunti fondamentali, ben rappresentati anche nell’immaginario cinematografico. Con L’attimo fuggente, tanto per fare un esempio tra i molti, e il suo insegnante di letteratura John Keating (interpretato magistralmente da Robin Williams), che recita la frase che ancora tutti ricordiamo: “Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita”.
E drammaticamente, sebbene gli insegnanti siano il cuore pulsante della scuola italiana – hanno in mano il potere di formare, educare e trasmettere conoscenze ai nostri ragazzi – per loro non esiste, a oggi, un vero sistema premiante, a parte la stima e il riconoscimento di studenti e genitori. Inoltre l’Italia dispone del corpo insegnante più anziano dei Paesi OCSE. Il 47,6% degli insegnanti della scuola elementare e il 61% degli insegnanti della scuola secondaria di primo grado hanno più di cinquant’anni (dati OCSE, 2011). Per un trend che segue l’invecchiamento congenito dell’intero Paese.
Questo succede perché la nostra politica è miope e non vede che l’investimento in educazione e cultura non solo dà i suoi frutti a lungo termine ma è efficace perché sono le idee e le innovazioni a cambiare i paradigmi del mondo, non il conformismo e la mediocrità, soprattutto in tempi di crisi.
Dunque, nella scelta del proprio percorso di studi, il tipo di scuola e la bravura degli insegnanti sono cruciali, ma spesso non viene attribuita loro la giusta importanza. E l’incapacità strutturale dello Stato di pianificare per tempo il futuro ha portato alla definizione spesso tardiva di specializzazioni, indirizzi, opzioni, corsi, possibilità in cui il concetto di base è sempre e soltanto uno: gli studenti devono essere conformati all’interno di scuole specializzate che offrano molte opzioni o indirizzi, in modo da poter rappresentare la richiesta lavorativa nel mondo. E in questi percorsi la possibilità degli insegnanti di incidere direttamente nel processo educativo è sempre molto ridotta (e quella di uscire dal tracciato è pressoché nulla). Il sistema non solo è autoreferenziale, ma ha anche la pretesa di capire la complessità del mondo con anni di anticipo e in modo definitivo, senza possibilità di errore. Ma l’insegnamento non avviene nelle commissioni o in parlamento, bensì nelle scuole.
Il punto è che l’insegnamento non è una questione meccanica di causa ed effetto, ma è qualcosa di umano, fatto tra persone, e quindi, per definizione, molto soggettivo. Soprattutto, ovunque nel mondo, non esistono sistemi o scuole che siano meglio dei loro insegnanti: per quanto imbrigliati e limitati da una folle e continua burocrazia, questi restano il vero motore della scuola.
Ma trovarsi in una classe con un professore che insegna la sua materia non basta: ciò che conta davvero è che sia capace di fare in modo che tu possa apprendere. Perché insegnare e imparare sono correlati, ma non sempre il secondo è la conseguenza del primo. Ecco perché è importante cercare di capire chi saranno i tuoi professori e quali saranno gli stimoli che ti verranno offerti. L’educazione non è una questione di controllo o di comando, ma di ambiente, che deve darti strumenti e opportunità per un futuro migliore.
Perciò ricordati che sono gli insegnanti a fare grande una scuola e che imparare è il vero obiettivo del frequentare una scuola e i voti sono la valutazione della tua conoscenza e il titolo di studio, senza la conoscenza che ne è alla base, non serve a nulla. Con l’obiettivo di John Keating ben piantato in testa: “Ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita”.
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FORCHIELLI DELLA SERA
L’importanza di John Keating. Il ruolo decisivo degli insegnanti nel percorso scolastico.
Alberto Forchielli23 Febbraio 20171
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