Intervista di Francesco Radicioni, ondata in onda su Radio Radicale il 23 Marzo 2019
“Firmare un memorandum è una cosa normale, di solito non succede niente, le cose che succedono di solito sono cose già successe dove si mette la firma. Per quanto riguarda i porti, si faranno le infrastrutture, ma i soldi cinesi in questo caso non sono rilevanti, perchè la Banca Europea, se ci sono i progetti, i soldi per le infrastrutture te li da senza problemi; il vero problema che noi abbiamo è che non riusciamo ad eseguire le opere per ragioni burocratiche, amministrative e quindi voglio vedere il clash fra i cinesi e l’amministrazione italiana, poi si dovranno fare gare europee quindi ricorsi e contro ricorsi, e poi… non illudiamoci che le società cinesi siano cosi più brave delle nostre… veramente non capisco l’importanza di questi soldi, se li portano, e se veramente non potremmo avere fonti alternative che costerebbero molto meno del finanziamento cinese che è invece molto caro. Una cosa che i cinesi portano è il traffico però ci tengo a fare un paragone: in Polonia, i polacchi fecero un gran terminale ferroviario e adesso sono imbestialiti come dei puma perchè è tutto congestionato, il traffico ha congestionato strade e ambiente, i container arrivano pieni dalla Cina e tornano vuoti dalla Polonia e il deficit si è imbizzarrito, è andato alle stelle; insomma andare a pensare che con i cinesi si legano i cani con le salsicce mi sembra un po’ infantile, comunque adesso vediamo, di sicuro questo scontro fra impresa di stato cinese e amministrazione italiana me lo voglio proprio godere, che poi ci va di mezzo la capitaneria, il demanio… sono cose complesse, e comunque ribadisco i cinesi portano il traffico, ma un paese come l’Italia non è che progredisce facendo circolare dei container sui suoi porti, portano solo un grande intasamento, già i nostri valichi sono intasati e quindi tutti questi benefici di ricevere container dalla Cina non li vedo, e non credo che si impenneranno le nostre esportazioni, questa idea che le esportazioni vadano alle stelle è un disegno di 40 anni fa quando in Cina si esportavano impianti d’urea, centrali elettriche e cosi via, ormai le nostre esportazioni sono macchinari e moda, vanno a consumatori e imprese private, non è che i cinesi possono dire a tutti le signore di comprare una borsetta di Prada… Ma il bello di questo accordo è proprio stare a vedere, poi se ho torto sarà il primo a dirlo ma onestamente l’esperienza mi porta a guardare queste situazioni con un attimo di distacco.
Ho sentito dire da molti che l’Italia per la sua posizione geografica è ideale per la Via della Seta, ma forse non hanno capito che i cinesi propongono di entrare nella Via della Seta anche all’Uruguay, o al Paraguay, che non hanno sbocchi al mare, perchè quello della Cina è un disegno politico, quindi non è che ci dobbiamo sentire molto privilegiati, lo hanno chiesto a tutti in tutto il mondo, ma
i punti veramente importanti per la Cina sono passare attraverso il Pakistan per arrivare all’Oceano Indiano, e poi c’è la ferrovia che passa attraverso Laos, poi dovrebbe sbucare in Thailandia, attraversare la Malesia e arrivare a Singapore… in Laos sono andati, ma in Thailandia li stanno fermando, le resistenze sono molto forti, anche perchè portano i loro lavoratori, anche nelle Filippine ci sono 300.000 lavoratori cinesi che sono entrati e prendono il lavoro dei Filippini, anche in Malesia li stanno bloccando, questa Via della Seta ce la fanno vedere rosea, sono molto bravi sul marketing ma se vai a vedere paese per paese incontrano un sacco di difficoltà, e regolarmente i progetti che i cinesi fanno non riescono poi a ripagare il debito, gli americani li definiscono i “predatory landing”, cioè dicono che fanno apposta cosi si appropriano delle infrastrutture del paese stesso, ecco questo non è vero, non fanno apposta, il fatto è che hanno fretta di fare tutto subito, la pressione politica dall’alto e quello delle imprese che vogliono fare il lavoro spingono le banche a dare i finanziamenti, ma sono finanziamenti in perdita in partenza…”