Da un punto di vista strettamente tecnico utilizzare la NATO per cercare di far fronte ad un flusso di profughi nel Mare Egeo che sempre di più rischia di sfuggirci di mano equivale ad utilizzare una Ferrari come vettura per portare a scuola i bambini o per andare al mercato a fare la spesa!
L’Alleanza non è nata e non e’ strutturata per affrontare compiti come quelli che dovrebbe svolgere nel corso di questa missione . Mezzi della Guardia Costiera e della Protezione Civile , o addirittura della Marina Mercantile , sarebbero molto più idonei delle sue navi da guerra a soccorrere in mare lo sciame di piccoli battelli carichi di disperati che punta verso le isole greche .
Quanto poi all’individuazione dei trafficanti che hanno trasformato in un business lo sfruttamento della altrui disperazione il problema potrà essere risolto soltanto quando la Turchia – cioè lo stato nel cui territorio si svolge il losco traffico – affronterà’ il problema con quella serietà che sino ad ora in questo campo le ha fatto assolutamente difetto. Nel frattempo i costosissimi AWACS della Alleanza in cielo e le sue forze speciali e di intelligence a terra tenteranno invano di conseguire quei risultati che soltanto forze di polizia intimamente integrate con il territorio possono sperare di ottenere.
Completamente diverso il discorso se lo si affronta invece dal punto vista politico , nonché da quello dell’impatto che la decisione di inviare mezzi della Nato in area Egeo potrà’ avere sulle opinioni pubbliche di vari paesi dell’Alleanza in cui il problema dell’afflusso dei profughi sta acquistando un rilievo tale da porre in crisi i Governi , influendo nel contempo in maniera negativa sugli orientamenti di un elettorato che diviene , giorno dopo giorno , sempre più xenofobo.
Risulta indubbiamente , in tale settore , il fatto che la missione sia stata richiesta congiuntamente da ben tre paesi , la Grecia , la Germania e la Turchia .
Il primo e’ la vera grande vittima europea di ciò che sta succedendo. Da un lato infatti Atene non è in condizione di fermare la marea di profughi che sbarcano sulle sue coste . Dall’altro per contro le frontiere che dalla Grecia portano verso il resto dell’Unione Europea stanno diventando sempre più difficili da valicare , mentre il previsto processo di redistribuzione dei rifugiati in tutta la UE si è rivelato una costruzione solo teorica cui non corrisponde alcuna realtà fattuale. Se non vi è una netta inversione di rotta , la Grecia rischia quindi un sovraffollamento di profughi che si innesterebbe oltretutto sulle disagiate condizioni in cui la recente grave crisi economica ha lasciato il paese.
In Germania , dopo aperture all’accoglienza solo in parte condivise dalle forze politiche ed episodi come la notte di Colonia che hanno fortemente scosso l’opinione pubblica , la Cancelliera Merkel deve cercare di recuperare parte della perduta credibilità dimostrando di saper affrontare una situazione grave con sicurezza e dimostrandosi all’altezza di quella leadership che il suo paese appariva sino a ieri destinato ad esercitare sull’intera Unione , o perlomeno su tutta la sua parte mitteleuropea e baltica. Deve inoltre provare a rassicurare quei paesi europei ex comunisti (l’Europa dell’Est di un tempo) che si stanno addirittura fortificando contro il rischio della immigrazione ed appaiono in questo momento molto incerti fra una prospettiva di leadership tedesca , che per ora significa apertura , ed una polacca , inequivocabilmente votata alla chiusura.
Il gioco più complesso ed ambiguo e’ poi quello della Turchia , a dimostrazione forse di come Il Presidente Erdogan stia riuscendo a far rivivere una Sublime Porta che in materia di complessità ed ambiguità politica non aveva nulla da invidiare a Bisanzio. Così i profughi affluiti sul territorio di Ankara continuano ad essere utilizzati come un’arma puntata contro una Unione Europea che ha già pagato tre miliardi di euro per arrestare l’incubo di due milioni di esseri umani impegnati in un esodo , magari incoraggiato , diretto verso le sue frontiere . E nel fare ciò’ ha probabilmente dimenticato la vecchia regola secondo cui se tu paghi una prima volta le richieste non si fermeranno più e ciascuna sarà più onerosa delle precedenti.
Nel quadro del suo tentativo di divenire il leader del mondo islamico sunnita la Turchia ha inoltre tentato sin dall’inizio della destabilizzazione siro irakena – che Ankara ha fortemente contribuito a provocare ed alimentare con il suo forte appoggio alle formazioni ribelli e per un certo periodo anche allo stesso ISIS – di coinvolgere in qualche maniera la NATO se non nel contenzioso per lo meno nell’area. Sono state numerose infatti le occasioni in cui essa si è rivolta alla sede di centrale di Bruxelles , lamentando episodi che a suo parere si configuravano come aggressioni o violazioni della sua sovranità territoriale.
Alla luce di quanto sopra dal punto di vista politico la decisione di intervento presa ieri si presenta quindi come un atto di valenza molto forte , destinato a rassicurare considerevolmente , almeno in un primo periodo , le opinioni pubbliche di tutti gli stati membri della Alleanza. In termini di tavolo verde qualsiasi Governo di paesi NATO potrà d’ora in poi difendersi rispondendo a coloro che lo attaccano ” Cosa volevate che accessi di più ? Ho giocato l’asse di briscola!”.
Quanto poi questo asso di briscola possa essere efficace è da vedersi. I particolari della missione sono ancora tutti da definire e sono proprio i particolari che a volte determinano il successo o meno di una operazione di questo tipo.
Anche se i mezzi disponibili non sono i più adatti , come già indicato all’inizio di questo pezzo , c’è però sempre da considerare come la grande esperienza che la nostra Marina ha acquisito in questi anni nelle operazioni di soccorso ai profughi provenienti da una altra sponda potrà certo essere trasferita , efficacemente ed in breve tempo , alle altre Marine partecipanti.
Inoltre una missione di tipo inedito costituisce una boccata d’aria fresca per una Organizzazione che ha perso da tempo la propria originale ragion d’essere e che e’ alla costante ricerca di nuovi compiti che possano affiancarsi ai vecchi o sostituirli . Un impegno straordinario da parte dell’intera NATO , dal Quartier Generale di Bruxelles all’ultimo marinaio in servizio nel Mare Egeo , è quindi da considerarsi come cosa scontata.
Bisognerà in ogni caso prestare comunque una particolare attenzione a due punti . Sul piano politico a non lasciare troppo via libera alla Turchia , altrimenti correremmo il rischio di essere progressivamente trascinati gradino per gradino e non di nostra volontà ma costretti dai meccanismi di solidarietà semi automatici della Alleanza nel sanguinoso vespaio medio orientale . Sul piano tecnico poi ci sarà da limitarsi strettamente al soccorso senza lasciarsi prima o poi prendere dalla tentazione di tentare di ostacolare in mare il flusso dei profughi. Precedenti dolorose esperienze ce lo sconsigliano vivamente.
Tutto bene , dunque ? Si , anche se per noi italiani resta il rimpianto di vedere la situazione libica , che diviene sempre più grave e che e’ ciò che più direttamente ci interessa , rimanere sempre in sottordine rispetto ad altri poli di quella che dovrebbe invece probabilmente essere considerata come una crisi unica che coinvolge l’intera area islamica gravitante sul Mediterraneo!
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