Questo libro è una prescrizione medica per farvi stare meglio spiegandovi come sarà l’umanità di domani – e, di conseguenza, anche il vostro futuro: dalla geopolitica (poca) all’Intelligenza Artificiale (molta), dalla privacy alla salute, dalle città ai viaggi spaziali, e chi più ne ha più ne metta. Per quanto riguarda le dosi e i tempi per la sua assunzione, con Michele Mengoli (il mio amato «Herpes», chiamato così perché mi sta addosso costringendomi a scrivere libri fin dai tempi del Potere è noioso, 2016), abbiamo cercato di costruire un saggio il più veloce e semplice possibile, per tematiche anche inevitabilmente difficili e complesse. Ecco il senso di capitoli brevi, random, da leggerne uno o due alla volta non di più altrimenti vi viene il mal di testa, abituati come siete a leggere i post dei nostri scalcagnati leader politici – così da non avere scuse per arrivare in fondo e gustare «tutto quello che non ti dicono e devi sapere sul mondo di domani».
La premessa? È che l’idea di questo libro arriva da lontano. Era il 2015. Con Michele, mentre preparavamo Il potere è noioso, mi sfogavo del fatto che in Italia il futuro non viene proprio considerato. Da allora non è cambiato nulla, anzi è ancora peggio perché del futuro non si parla se non in chiave pensionistica (agognandola come un’utopia irraggiungibile: anche perché tra un po’ finiscono i soldi e addio pensione per tutti). Lui, pragmatico e freddo come un alpino sul Carso, mi ha detto: «Facciamolo noi un libro sul futuro». E grazie alla sua perseveranza nello starmi addosso mentre giro per il mondo, l’abbiamo fatto.
Perché un libro sul futuro, vi chiederete? Perché il domani è oggi. Nel senso che il futuro lo costruisci nel presente. Più ci sono competenze e più l’ambiente circostante si nutre di tali conoscenze e più il relativo ecosistema va avanti come un treno ad alta velocità. Altrimenti un Paese avanza alla velocità delle vecchie littorine diesel. E quello che cercavo di far capire nel mio libro precedente, Muovete il culo!, è proprio questo: cercate di capire come si sta plasmando il mondo che vi circonda, fiutate il nuovo e studiate in quella direzione, non con le solite vecchie categorie dei vostri padri (avvocati, professori, ragionieri…). Altrimenti correte il serio rischio di uscire dall’università con un bagaglio di competenze che non vi servono a un cazzo in questo mondo. Questa disparità fra ciò che sapete, e ciò che serve si chiama «skill mismatch».
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