“Alla fine tra i vincoli oggettivi, no?, di carattere finanziario, di carattere normativo, di carattere europeo, molte delle promesse fatte saranno annacquate”. Questa è la sensazione iniziale che sul governo gialloverde (o gialloblu, come vuole Salvini) di Giuseppe Conte ha Alberto Forchielli. Un passato al Tesoro, Iri e Finmeccanica, oggi imprenditore ‘global” con la caratteristica ‘local’ di una forte inflessione bolognese, Forchielli non ha peli sulla lingua. Tanto ad aver recentemente detto: “In passato io mi sono anche augurato il ‘grande botto’, il grande trauma per resettare il paese. Però poi, quando ci arrivo vicino, penso che magari il botto lo vorrei fare con qualcuno di solido al volante”. Sulla maggioranza gialloverde, Forchielli ritiene oggi che “peseranno anche alcuni potenziali conflitti tra i due, Lega e M5S, per esempio sulla prescrizione, molte altre proposte rimarranno in stallo”.
Quindi chi si mostra preoccupato sta esagerando.
“Ma sì, adesso bisogna aspettare a fasciarci la testa. Perché poi, sa, tutte ‘ste proposte, tutti questi slogan vanno anche trasferiti in disegni di legge, e non è mica facile passare dalle chiacchiere ai ddl”.
Abbiamo già ascoltato una polifonia sulla flat-tax, l’unico che ha taciuto è stato il ministro Tria.
(Ride). “Giustamente ha taciuto, non è affatto scemo, è un uomo saggio. Infatti nessuno al mondo ha sollevato un’obiezione sulla sua nomina al ministero dell’Economia. E’ un uomo che sa quando e come parlare, e non ha bisogno di fare campagna elettorale. E’ già tre metri avanti agli altri”.
Tria è anche tra gli economisti che ipotizzano che possano essere i tedeschi a lasciare l’euro. E’ d’accordo?
“Ah, beh, guardi. Se la Germania uscisse dall’euro sarebbe una pacchia per tutti e farei una festa. Il marco si rivaluterebbe, gli altri diventerebbero più competitivi, e poi eviteremmo anche la guerra commerciale con l’America. Perché l’America ce l’ha con la Germania, non con tutti gli europei, solo che la Germania ci trascina in questa battaglia per colpa sua, e alla fine chi ci rimette siamo noi. Io la Germania la mandrei fuori domani mattina, per quello che serve”.
E’ un po’ antitedesco.
“In realtà sono tedesco nella testa, come ragionamenti, però vorrei togliermi i tedeschi dai co… I tedeschi non hanno nessuna capacità di leadership, capito? Nessuna visione geopolitica, sono dei ‘bean counter’ (gente tutta intenta a contare gli spiccioli, ndr). E’ il loro dna, pensano solo ai fatti loro, son bravini ma non riescono ad attrarre, a guidare, a dare visione. Son dei ragionieri…”
Quindi la guida Ue sarebbe meglio se la dividessero con Macron, come vorrebbe lui?
“Sarebbe meglio di no, se no anche i francesi si fanno solo i fatti loro. Vedremo di dividercela…”
Torniamo a noi. Quota 100 sulle pensioni: che ne pensa?
“Devo vedere i calcoli. Comunque io sulle pensioni ho un atteggiamento da falco. Io penso che si debba risparmiare sulle pensioni, che si debba prepararsi al peggio perché l’invecchiamento della popolazione metterà sotto grande stress il bilancio pubblico. Non facciamo facile populismo sapendo che la pagheremo cara nei prossimi anni. Perché tanto i numeri attuariali sono quelli. Noi sappiamo che ci avviciniamo a un baratro, come dice giustamente il presidente dell’Inps Tito Boeri. Per cui sono politiche del piffero con le quali accontenti qualche vecchio per fregare i giovani, e tra dieci anni siamo nei guai. Non mi sembra il modo di gestire un paese”.
Per questo ha suggerito ai giovani di lasciare l’Italia?
“Ah be’, sì. Se avessi un figlio gli direi di scappare, cosa che hanno fatto i miei. Se proprio vogliono rimanere qui direi loro di studiare le cose giuste, e poi di allacciarsi le cinture, e prepararsi al peggio senza grandi illusioni di carriera e di guadagni”.
E le cose giuste da studiare per lei sono?
“Buone lauree scientifiche o istituti tecnici, incluso l’alberghiero. Oppure sporcarsi le mani e fare i calzolai, gli artigiani”.
Dopo il caso Savona ci saranno altri scontri tra il Quirinale e la maggioranza?
“Ma no. Tanto ormai hanno preso tutti le misure. Il livello di allarme è così alto che se loro fanno qualcosa che non debbono fare partono subito i mercati finanziari. Sono i risparmiatori stessi che li anticipano portando fuori i soldi. Non c’è bisogno di Mattarella. Oppure, di fronte ad affermazioni come quelle di Salvini sulla Tunisia, saranno gli stessi governi esteri a protestare”.
Però la posizione che la Ue dovrebbe essere più elastica con la spesa per investimenti è condivisa trasversalmente. Anche da Macron, per dire.
“In teoria concordo. In pratica però quello che gli altri fanno in tre anni noi lo facciamo in trenta. I tassi di ritorno sugli investimenti gestiti dal pubblico, in Italia, sono negativi. Perciò anche gli investimenti buoni sulla carta diventano cattivi…”.
Aumento dell’Iva per spostare le tasse dai redditi ai consumi: sì o no?
“No, questa è una cosa molto complessa sulla quale non si può essere superficiali. Io sarei dell’idea di alzare l’Iva per ridurre il deficit, e ne trarremmo beneficio. Ci farei avanzo primario, insomma”.
Idea che però non riscuote alcun consenso politico. E il suo quadro sul futuro del Paese resta a tinte fosche.
“Beh sì. Le promesse elettorali ricalcano quel che gli italiani vogliono sentire. Possiamo solo rallentare il declino sperando che qualcosa di straordinario succeda, che faccia il lavaggio del cervello agli italiani. Ma le speranze sono al lumicino. Perché siamo il Paese più ignorante d’Europa”.
Grazie per la speranza, abbiamo finito.
“Va’ là, poi quando esce me la mandi via email”
Alessio Garofoli intervista Alberto Forchielli, Nuovo Corriere Nazionale, 7 Giugno 2018
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