L’economia, la vita e altre pugnette secondo Alberto Forchielli. Tutto è cominciato con una intervista a puntate lunga un anno e 500mila miglia in volo attorno al mondo. E in tutto, di puntate, ne abbiamo poi contate 106. Quando lo scorso 10 aprile abbiamo pubblicato l’ultima ci siete stati talmente addosso che il mese successivo siamo ripartiti con la tournée estiva intitolata “L’esplosivo ritorno di Forchielli sull’Oblòg”. E questa è l’ultima puntata di altre 34 interviste. Anticipando le vostre proteste, annunciamo che le interviste riprenderanno con cadenza mensile, fino a quando, nel 2016, non accadrà qualcosa di potentissimo che con ogni probabilità vi farà andare giù di testa… Basta, per adesso non possiamo aggiungere altro.
Alberto, dopo 140 interviste, cosa dici? “Che dovevo dare retta alla prima impressione.”
Cioè? “Herpes, quando ci siamo sentiti la prima volta io ero in treno e stavo tornando da Milano e con te al telefono ho fatto fino a Bologna e poi scendendo sono caduto dalla scaletta e mi sono fatto un male boia. Dovevo capirlo subito che mi portavi una sfiga tremenda e che non sarei più riuscito a toglierti di dosso.”
Smettila. Prima eri soltanto un ricco eccentrico ultra-esperto di economia e geo-politica mondiale che ogni tanto sfanculava in tv e per radio i vari Formigoni e Rutelli e compagnia bella. Io ho tirato fuori la tua anima!!! “Fatti inculare, con le tue domande mi hai reso ancora più infrequentabile. Prima i miei figli mi consideravano soltanto politicamente scorretto e non mi facevano guidare, mi spegnevano le sigarette, mi sgridavano se parlavo ad alta voce ed erano allibiti dalle mie parolacce. Adesso sono imbarazzati e si vergognano. E magari un giorno scopro che hanno fatto come i discendenti di Hitler…”
Cosa hanno fatto i discendenti di Hitler? “Non lo sai? Non esiste più un Hitler. Hanno tutti cambiato cognome. I miei figli faranno la stessa roba. E in gran parte è colpa tua.”
Esagerato… “No, no, senti questa. Il mio amico Mogol, che abita tra Bologna e Riccione, quando è in Romagna e sa che ci sei anche tu, sta chiuso in casa. È terrorizzato dalla tua presenza. Sei pericoloso. Prendi una delle ultime interviste: ‘Forchielli: vi spiego come diventare ricchi’. Ha scatenato tutti. Sui social ci sono stati centinaia di commenti…”
Ma hanno scritto tutti che era geniale! “È vero, è vero, però ci hanno dato anche degli stronzi. Uno mi ha anche chiamato il Donald Trump dei poveri! Ci puoi pensare? Mi stai rovinando!”
Dai, è gente che non ha un briciolo di ironia… “Sì e io poi ci vorrei litigare con questi ma non posso perché perseguo il ‘Teorema Andretta’ di non litigare mai con quelli sotto di me.”
Adesso con questa frase ti prenderai anche dell’arrogante… “Michelaccio, sei un pezzo di merda.”
Aspetta, analizziamo questa cosa. Non ami il dissenso? Proprio tu? “Ci sono persone care che non sono mai d’accordo con quello che dico e va benissimo così. Il dissenso lo rispetto e mi fa piacere conoscere l’opinione degli altri ma non sopporto gli attacchi personali e non sopporto chi vuole fare polemica per forza e contro questo genere di persone non mi ci metto nemmeno, non ne vale la pena. E questo confronto è utile perché mi riporta nella realtà e mi rendo conto di dove sono, nel senso che mi rendo conto che soltanto il 5% della gente la pensa come me, soprattutto in chiave politica. Ed è per questo che non torno in Italia.”
In attesa di risentirci tra un mesetto. Come funziona là fuori? “Sono almeno vent’anni che il mondo corre e nonostante tutto corre anche adesso e l’Italia nello stesso tempo si è piantata. Se continuiamo a chiacchierare senza fare niente alla fine lo prendiamo nel culo. È inevitabile. Ma è inutile dire queste cose in un Paese dove ancora qualcuno pensa seriamente che la soluzione sia uscire dall’euro, mentre è una cazzata colossale, perché se non fossimo nell’euro saremmo saltati molti anni fa tra crisi del bilancio dei pagamenti e default sul debito estero, tant’è che la Grecia, umiliata e derisa, è rimasta attaccata con le unghie all’euro. Ma questa idea folle dà il senso del disorientamento dell’Italia attuale.”
Tra la svalutazione dello yuan, il crollo delle borse di Shanghai e Shenzen, l’export in calo e la crescita al 4-5% contro il 10% degli ultimi anni, la Cina come sta? “Guarda, a chi mi chiede se è finito il momento magico della Cina, vorrei togliere ogni dubbio: noi viviamo di sogni, loro li realizzano, c’è una bella differenza! Intanto da noi l’assottigliamento della base impositiva farà crollare tutto, oltre al calo dei contributi INPS, pensa anche alle imprese che chiudono o si trasferiscono. Sarà un circolo vizioso. Lo Stato dovrà aumentare contributi e tasse facendo scappare sempre più persone e imprese. E dopo il reset i nuovi padroni saranno proprio i cinesi che faranno lavorare gli immigrati a 4 lire replicando un modello conosciuto e noi saremo sparsi, assorbiti e diluiti e l’Italia non sarà più nostra.”
A livello macro? “Devono preoccuparci i migranti. Non fraintendermi, sono favorevole a un mondo multi-etnico ma sono preoccupato dai fenomeni immigratori che stanno avvenendo verso l’Unione Europea. Il potenziale di immigrazione visto dall’Asia è immenso. Bangladesh, Pakistan e India fanno un miliardo e mezzo di persone e mi domando spesso se ciò che stiamo osservando ora siano solo le prime gocce di un fiume in piena. Mentre i prossimi dieci anni, a livello mondiale, saranno grami. Abbiamo confidato sulla espansione monetaria dimenticando i fondamentali: produttività e sviluppo tecnologico. E adesso ci troviamo con troppa moneta, troppo debito e troppa liquidità. E il prossimo decennio, che piaccia o no, servirà per tornare ai fondamentali, per mettere mano al motore sporcandosi fino ai gomiti. Abbiamo vissuto sulla falsa illusione che il mondo andasse avanti da solo creando debito ma ciò non è bastato e questo potrà portare a conseguenze politiche, è possibile. Almeno una decina di Paesi sono in situazioni più o meno critiche, tra cui Ecuador, Venezuela, Argentina, Brasile, Messico, Sudafrica, Turchia e Indonesia. Invece la Cina non è messa così male come pensa qualcuno. E poi la Cina come locomotiva del mondo porta vantaggi ovvi ma anche svantaggi legati al fatto che inquina e che fa andare alle stelle i costi delle materie prime. Mentre quando tirano gli USA è una gran ‘bazza’ perché comprano e non sporcano.”
L’ideale sarebbe se crescesse l’Italia… “Certo ma ormai è una ipotesi che percorrono solo gli editorialisti del Corriere della Sera e di Repubblica. Sono trent’anni che scrivono sempre le stesse robe. Poveretti, hanno anche ragione, sono trent’anni che da noi si chiacchiera ma non succede niente. Secondo me dovrebbero fare meno editoriali e trombare di più. Per un augurio che in ogni caso estendo a tutti.”
A presto dall’infrequentabile Forchielli e dal pericoloso Mengoli.
Forchielli intervistato da Michele Mengoli per Oblòg (31 Agosto 2015)
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