In confronto a Theresa May Quinto Fabio Massimo (il Temporeggiatore) aveva una fretta bestiale. E’ ormai chiaro che la strategia della Premier, sopravvissuta al più colossale voto di sfiducia nella storia del parlamento di Westminster, cerca di prendere il sì all’accordo Brexit siglato con la UE per sfinimento di tutti gli oppositori. Irremovibile di fronte alle manovre dei parlamentari per pilotare (in assenza di una maggioranza certa) schieramenti trasversali, Theresa proclama il dialogo ma “con la porta aperta e la mente chiusa” (Hilary Benn, eminente laburista). Il suo scopo è far crescere il panico (ormai alle stelle tra finanzieri, industriali e imprenditori) di una hard Brexit per mancato accordo il 29 marzo, data scelta dalla stessa May con apposita legge, per la fine della membership europea. May e i suoi sostenitori si oppongono ad elezioni anticipate e a un secondo referendum, come anche ad un rinvio dell’uscita oltre il 29 marzo. Con l’avanzare del count down evitare il no deal (uscita senza accordo UE) è una priorità sempre più diffusa. Sia per i Remainers (meglio l’attuale accordo che l’hard Brexit) che per i Brexiteers (meglio la Brexit tiepida di Theresa che l’eventualità di un’estensione della membership europea e un secondo referendum con vittoria dei Remainers). Questa la speranza ostinata di Theresa, se le manovre trasversali con alleanze dei suoi ribelli con i laburisti non avranno successo nemmeno nel votare l’estensione della scadenza. Intanto la minoranza dei Brexiteers fondamentalisti di Jacob Rees-Mogg e Boris Johnson sta al gioco convinta che la UE, all’ultima ora, getterà la maschera e accetterà nuove condizioni, pur di scongiurare il no deal. Gioco al massacro? Hanno più senso direzionale le balene spiaggiate…
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