LAVORO / Nuovo libro dell’economista imolese
Per l’autore è fondamentale cominciare a lavorare presto, anche se si viene pagati poco, per iniziare a fare esperienza. E sottolinea l’importanza dei mestieri manuali.
Imola. Muovete il culo! è il titolo spiazzante del nuovo libro, in uscita il 12 aprile, arma dell’economista di origini imolesi Alberto Forchielli. Come spiega il sottotitolo, si tratta di una «lettera ai giovani, perché facciano la rivoluzione in un Paese di vecchi». Un titolo, come spiega l’autore, «scelto di getto» per cercare di scuotere ancora una volta le coscienze dei ventenni e trentenni di oggi, dopo i due volumi precedenti Trova lavoro subito!, pubblicato nel 2015, e Il potere è noioso, del 2016. «Questo è l’ultimo tentativo disperato che faccio, poi basta – promette Forchielli -. In questi anni li ho osservati, i giovani. Alcuni sono ammirevoli, cercano di darsi da fare. Però, ho l’impressione che non siano la maggioranza e questo è un dramma. Dicono “questo non lo faccio perché mi sfruttano”, rifuggono dai lavori manuali o da qualunque forma di sacrificio. Credo che una fetta importante di giovani sia alquanto pigra, indolente e viziata, per di più non si rende conto del futuro tragico che la aspetta. Se non cominci a lavorare presto e anche a poco, ti ritrovi a trent’anni, dopo aver rifiutato tutti i lavori, senza nessuna professionalità. E nessuno ti darà lavoro se non hai esperienza».
Dopo aver spiegato nei precedenti volumi come e perché per avere un futuro professionale soddisfacente l’unica via è letteralmente «evacuare dall’Italia», nel nuovo libro Forchielli aggiunge due alternative: restare, ma puntando ad esempio sui mestieri ormai dimenticati, oppure percorrere la strada dell’illegalità. Istigazione a delinquere? «Ho chiesto anche il parere di un avvocato prima della pubblicazione – spiega -. Ho voluto ampliare il discorso per chi non se la sente o non ce la fa ad andare all’estero, cosa che comunque rimane l’opzione numero uno. Se si rimane in Italia, è legittimo scegliere mestieri come il calzolaio… che fa le scarpe per Ferragamo, però. Perché questa repulsione per i mestieri manuali? Come chi fa la scuola alberghiera e poi non va a lavorare nel settore perché non vuole essere impegnato il sabato e la domenica… Non mi piace una società così, bisogna cercare di rivoluzionare questo Paese partendo dall’etica del lavoro, senza schifare le scuole professionali o prendere una laurea tanto per prenderla. Bisogna tornare all’Alberghetti, vanno rivalutate le vecchie professioni manuali. Anche nei Paesi più evoluti i corniciai o chi fa riparazioni a domicilio vale tanto oro quanto pesa. Oggi poi la forbice si è stretta. L’Inghilterra della Brexit non è più una possibilità, l’America stringe sull’immigrazione, l’Asia ormai è solo degli asiatici. C’è poi un terzo modo per far fronte alla situazione in cui si trova l’Italia ovvero scendere nell’illegalità: lavorare in nero, magari prendendo la nazionalità a Tonga. E’ un modo per fare evoluzione. Se mancano gli introiti dalle tasse, il sistema è costretto a cambiare. E’ un paradosso, certo. Ma il problema del Paese non è solo lo shock del debito pubblico. Nemmeno una patrimoniale riuscirebbe a risolvere il problema dell’enorme spesa corrente, che obbliga una imposizione scale così alta da mettere le imprese fuori mercato. Tra adempimenti, contributi, chi se lo può più permettere di fare impresa? E’ la mia teoria della “messicanizzazione”. Nel futuro dell’Italia si espanderanno le sacche di illegalità esistenti, ma ne nasceranno anche di nuove, legate all’economia sommersa o illegale, necessaria per competere in alcuni settori economici, eliminando i diritti sociali. Chi mi segue non troverà cose nuove rispetto a quanto dico nelle mie interviste». Nei giorni scorsi dalla sua pagina Facebook Forchielli ha commentato la notizia della difficoltà degli operatori turistici della riviera a trovare personale per l’imminente stagione estiva. «Ragazzi, Muovete il culo!» ha esortato. Ne è scaturito un dibattito tra i suoi followers: chi faceva notare che a disincentivare persino la manodopera straniera sono turni massacranti, paghe da fame, vitto e alloggio da terzo mondo; chi invece sosteneva che un’esperienza di quel tipo può servire a far capire ai ragazzi cosa vuol dire faticare e cosa li aspetta se non si creano una professionalità seria. «Il paese si è impoverito – commenta dal canto suo Forchielli -. Nel 1971 mi comprai il Gilera 125 andando a raccogliere pere e pesche. Quarant’anni fa il passaggio dallo studio al mondo del lavoro era un grande salto, con quello che si guadagnava ci si poteva permettere qualcosa. Oggi invece è un salto in giù. Si sta meglio in famiglia, te la passi meglio sul divano di casa. Il problema, però, è che se non cominci da qualche parte e se non lo fai subito, poi non lo fai più. Bisogna avere il coraggio di affrontare la vita per quanto difficile sia oggi. Niente teoria o teoremi. Questa – conclude – è solo la verità». In altre parole, non resta che rimboccarsi le maniche. E darsi una mossa.
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Articolo di Lorena Mirandola, pubblicato su Sabato Sera, 12 Aprile 2018
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