Mai far tesoro delle passate lezioni

Ci risiamo !
Nonostante gli ammaestramenti che dovremmo essere stati capaci di trarre dai precedenti episodi , in particolare da quello dei due marinai arrestati in India nonché dal più recente “caso Regeni” , stiamo infatti affrontando anche la vicenda di Del Grande – il reporter italiano di recente arrestato in Turchia – con la stessa pericolosa ed inconcludente incoscienza che ha contrassegnato la nostra azione nei precedenti episodi.
Eppure essi avrebbero dovuto chiarirci una volta per tutte almeno tre punti. In primo luogo il fatto che una reazione immediata , a caldo , è sempre una reazione d’istinto in cui giocano un ruolo particolarmente importante fattori e sentimenti che sarebbe invece bene mantenere sotto stretto controllo almeno sino a quando non si avrà una chiara idea di quali siano le ragioni e la tattica , se non la stratega , della controparte.
In secondo luogo come non convenga mai conferire sin dall’inizio ad un incidente tutto sommato banale e trascurabile se visto alla luce di quelle che sono le normali reazioni fra due Stati sovrani importanza tale da elevarlo subito al rango di “caso internazionale”.
Impedendo in tal modo alla giustizia ed alla diplomazia di entrambi i paesi di seguire il loro normale iter , magari anche un poco lungo , ma di sicuro privo di tutti quegli elementi di turbativa che possono introdurvi una opinione pubblica intollerante , una stampa straordinaria nell’amplificare ma del tutto incapace di farsi portavoce di un sereno richiamo alla saggezza ed infine forze politiche sempre pronte a cavalcare qualsiasi onda emotiva che percorra il loro potenziale elettorato.
In terzo luogo infine questo tipo di reazione non tiene affatto conto di come sia sempre controproducente per noi Italia , vale a dire per una media potenza declinante e capace di assumere posizioni forti soltanto allorché esse si limitano al mero aspetto verbale ,innescare contenziosi duri con paesi che si considerano medie potenze emergenti , che hanno credenziali democratiche molto discutibili e che spesso sono guidate da un “uomo forte” che non attende altro che di poter evidenziare la propria risolutezza in casi del genere , negandoci magari anche quello che sarebbe nostro diritto pretendere.
Sono caratteristiche che noi ritroviamo in parecchi casi precedenti , in parte ancora aperti , in parte risoltisi in maniera per noi del tutto insoddisfacente.
Abbiamo così preteso dal Brasile l’estradizione del terrorista Battisti , che ci è stata negata. Abbiamo inferto un colpo durissimo alle nostre relazioni con l’India grazie all’arroganza con cui abbiamo inizialmente richiesto il rientro in Italia di La Torre e Girone . Salvo poi cambiare tattica dopo parecchio tempo , allorché il danno era divenuto difficilmente riparabile ….e ancora probabilmente non abbiamo preso alcuna decisione in merito a come agire qualora la Corte Internazionale ci desse torto e pretendesse la restituzione dei nostri maro’ alla giustizia indiana !
Con l’Egitto abbiamo ancora il “caso Regeni” in sospeso e se abbiamo ottenuto qualche risultato lo dobbiamo all’azione delle due magistrature nazionali , che hanno continuato a fare il loro lavoro in silenzio e nel rispetto delle regole. Gli atti di facciata come il ritiro del nostro Ambasciatore , tra l’altro immediatamente reciprocato dalla controparte, le prese di posizione del nostro Governo , le dichiarazioni della nostra politica ed i clamori densi di pretese rivelazioni della nostra stampa , sono nel frattempo riusciti a farci perdere in un paese che era la nostra storica controparte dall’altro lato del Mediterraneo una posizione di privilegio conquistata al prezzo di decenni di duro lavoro.
Ora ci sfidiamo con la Turchia ed oltretutto lo facciamo in un momento in cui il Presidente turco , Erdogan , sta cercando di costringere il paese ad una svolta in senso autoritario cui si oppone buona parte della popolazione  e che e’ stata sanzionata , tra l’altro , da elezioni sulla cui correttezza gli osservatori internazionali hanno espresso un giudizio fortemente negativo.
In simili condizioni quale migliore occasione di quella offerta dalla vicenda Del Grande per distogliere l’attenzione dell’elettorato turco dai fatti di casa propria facendo appello al forte sentimento nazionale del paese ed indirizzando  verso un altro bersaglio , l’Italia purtroppo! , l’attuale diffuso malcontento?
Impossibile?Difficile? Chi ha la memoria abbastanza lunga si ricorda certo della facilità con cui l’opinione pubblica turca si infiammo’ nei nostri confronti allorché Ocialan ,il capo del,PKK curdo – considerato da Ankara come un movimento terroristico responsabile negli anni della morte di circa trentamila persone – cerco’ rifugio a Roma . In quella occasione si parlo’ anche della possibilità di boicottare i prodotti italiani in tutta l’Anatolia ed il risentimento si calmò soltanto allorché fu chiaro che l’Italia non avrebbe mai permesso un eventuale processo al Capo del PKK , destinato inevitabilmente a trasformarsi con rapidità anche in un processo alla Turchia ed al suo regime di allora.
Il caso non ha sufficiente rilievo? Per il momento e’ vero , ma se continuiamo ad agitarci scompostamente come abbiamo fatto sino ad ora saremo noi a fornire tutto il fiato necessario per trasformare la rana in un bue , servendo al Presidente Erdogan l’occasione su un piatto d’argento. Non dimentichiamo , tra l’altro come tra lui ed il nostro paese ci sia già stato di recente un momento di forte tensione , generato da un procedimento giudiziario forse troppo affrettato iniziato a Bologna contro uno dei suoi figli e rinfocolato poi dal Presidente turco con affermazioni molto poco diplomatiche sul nostro paese.
Andiamoci quindi molto piano nell’affrontare questa ed altre situazioni analoghe che potranno presentarsi nel futuro. Cerchiamo prima di capire quale sia realmente la situazione e quali siano le ragioni della controparte , o perlomeno quelle che essa ritiene di avere. Seguiamo fino a quando si può  i canali normali , governativi , politici , diplomatici , giudiziari….a ben guardare ce ne sono tanti. Evitiamo di metterci in quel vicolo chiuso in cui si rischia di ritrovarsi ogni volta che nessuno dei due può più fare marcia indietro senza perdere completamente la faccia tanto sul piano nazionale che su quello internazionale.
E soprattutto fino a quando possiamo , sino all’ultimissimo minuto , evitiamo di fare la voce grossa e di cercare di imporre le cose unilateralmente. I tempi in cui ci si potevano concedere dei lussi del genere sono definitivamente trascorsi. Sarebbe bene che lo capissimo!
 
Già pubblicato su Limes Online

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