Il resto del mondo è particolarmente benevolo nel giudizio dell’Italia e delle nostre scuole superiori. Si comporta con noi esattamente come noi facciamo con lui. Sostanzialmente, non sa quali scuole abbiamo, né con quali caratteristiche o punti di forza. Esistono graduatorie, test e risultati PISA (Programme for International Student Assessment) che vanno a posizionare le nostre scuole e la preparazione degli studenti rispetto agli altri Stati (europei e non), ma non ti saranno granché utili quando cercherai un lavoro fuori dall’Italia, perché a parte pochi e sparuti casi nessuno avrà letto queste statistiche.
Discutere del valore dei tuoi studi a un colloquio con un datore di lavoro straniero è spesso un esercizio teorico che si conclude con alcune semplici domande:
• Cosa sai fare?
• Sei disposto a trasferirti qui a tue spese?
• Sei abilitato per lavorare?
Questi punti chiave, naturalmente, vengono affrontati nella lingua locale. E questo è un aspetto fondamentale, poiché la ricerca di lavoro all’estero subito dopo il diploma si traduce spesso in poche, limitate possibilità proprio a causa della scarsa conoscenza della lingua straniera. Esistono infatti programmi, alcuni a pagamento e altri no, che permettono di lavorare e vivere alla pari all’estero per migliorare o imparare altre lingue
una volta ottenuto il diploma.
Al problema della lingua di solito si aggiungono, nei Paesi extraeuropei, le complicazioni relative all’immigrazione che lavoratori e studenti italiani spesso non sono pronti ad affrontare perché abituati all’Unione Europea, che di fatto permette di circolare e lavorare senza grandi problemi.
Per esempio, in Canada, Australia e negli Stati Uniti la normativa sull’immigrazione è molto rigida, poiché in alcuni casi identifica a priori categorie di lavoratori e occupazioni necessarie e ricercate (Canada, Australia) e rilascia un visto per lavoro solo quando una professionalità non è presente in loco.
La disponibilità ad accettare lavoratori internazionali con un diploma di scuola superiore risponde, di solito, a tre bisogni fondamentali che non possono essere soddisfatti localmente:
• Manodopera a basso costo come lavapiatti, facchini, muratori, operai, camerieri eccetera.
• Lavoratori qualificati come programmatori, idraulici, elettricisti, tecnici manutentori eccetera.
• Lavoratori con particolari abilità linguistiche o conoscitori del mercato del loro Paese di provenienza: addetti call center, customer care, traduttori junior eccetera.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, ti verrà chiesto di presentarti direttamente in azienda per la valutazione della tua candidatura.
Diverso è invece l’approccio delle aziende italiane disposte ad assumerti per farti lavorare all’estero, poiché di solito in questi casi la conoscenza di una lingua è sufficiente e la scuola frequentata risulta molto importante.
Ricordati
• È fondamentale parlare in maniera fluente la lingua straniera dello Stato in cui vuoi andare.
• Devi essere disposto a trasferirti quantomeno per un periodo nel Paese che hai scelto e cercare lavoro sia tramite Internet sia rivolgendoti a società di ricerca e selezione locali.
• Devi conoscere le politiche di immigrazione vigenti nel Paese in cui vuoi trasferirti.
• Prendere il diploma giusto non è sufficiente, perché alla fine verrai valutato per le tue competenze reali.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Lo sapevi? Nell’anno scolastico 2013-2014 le scuole italiane riconosciute all’estero erano trentaquattro, con cinquantuno indirizzi di studio (dato 2014, ministero dell’Istruzione).
Alberto Forchielli, Manager Italia, 10.01.2017
Share
Lascia un commento