Lo sforzo del governo cinese, da tempo, è quello di stabilizzare il tasso di cambio del renminbi, con Pechino che stringe sempre di più la cinghia della sua politica monetaria perché il “sogno erotico” dei propri governanti è quello, nel lungo periodo, di soppiantare il dollaro come moneta di riferimento a livello mondiale. Per fare questo serve un mercato sempre più trasparente e aperto al flusso di capitali in entrata e in uscita. Così però tale mercato è anche soggetto alla fuga dei capitali cinesi verso l’estero, con la conseguenza che per limitare i deflussi illeciti di capitali il governo è diventato molto più rigido nell’autorizzare gli investimenti all’estero nelle ultime settimane e ora servono approvazioni molto più severe per le grandi acquisizioni oltre a fornire un valido motivo lavorativo per lo spostamento di fondi fuori dal Paese.
Dinanzi a tutto ciò, il dollaro sempre più forte non aiuta la dinamica monetaria governativa mentre il debito delle società cinesi continua a salire: adesso è del 250% rispetto al PIL contro il 125% del 2008. E anche lievi aumenti dei tassi d’interesse possono spremere pesantemente i bilanci aziendali. In questo senso, Alex Wolf, economista di Standard Life Investments ed esperto di mercati emergenti, sostiene che i rischi di default societari sono in aumento, perché sempre più aziende si affidano al mercato monetario a breve termine per i finanziamenti di cui hanno bisogno per rimborsare i debiti esistenti.
Con questo scenario tumultuoso, lo scorso novembre, si è reso ancora più evidente un trend che prosegue da inizio 2016: la fuga costante di enormi capitali cinesi dalla Cina.
Il penultimo mese dell’anno scorso le riserve valutarie della banca centrale hanno segnato un -2,2% su ottobre – il massimo del 2016 – con quasi 70 miliardi di dollari in uscita (dati People’s Bank of China), al quinto calo consecutivo mensile, con il renminbi in discesa continua da oltre un anno: una debolezza che ha contribuito alla fuga. Perciò nei primi dieci mesi del 2016 sono usciti 530 miliardi di dollari dalle banche cinesi verso l’estero e sono 1.500 miliardi “volati via” negli ultimi tre anni.
Ragazzi, la Cina ha tutto per crescere e stare sempre meglio: soldi, capacità di lavorare, spirito di sacrificio e tantissima tecnologia. In pratica sono inarrestabili. Eppure, la vita è bella perché non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca. E la Cina è come un elefante che può farsi male solo inciampando su se stessa. E “l’inciampo”, in questo caso, è rappresentato dall’inquinamento, dall’incertezza politica e dalla debolezza della moneta nazionale. Ecco allora la fuga collettiva, anche perché il cinese, per cultura, se pensa di poter fare più soldi all’estero o se si sente in pericolo per qualche marachella o qualche variazione nello scenario politico interno, ci mette un secondo ad andare via.
Con una conclusione che sembra il finale di una favola…
L’unico vero grande problema dei cinesi… sono i cinesi stessi.
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PRENDI I SOLDI E SCAPPA. Il trend cinese della fuga di capitali verso l’estero.
Alberto Forchielli12 Gennaio 20170
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