1) Nessuno sa realmente quanto sia grave la situazione economico-finanziaria in Cina perché i dati macroeconomici non sono disponibili, probabilmente non affidabili o addirittura non esistenti. Qualunque tipo di previsione, positiva o negativa che sia, è pura fantasia e nei prossimi punti cercherò di esercitare la mia di fantasia;
2) Anche se avessimo dati accurati, non saremmo in grado di prevedere sviluppi e contro-sviluppi realistici su come il governo cinese reagirebbe ad una eventuale crisi del debito o del deflusso di capitali. Il contesto istituzionale Cinese non ha precedenti nella storia economica moderna: la banca centrale riporta all’esecutivo, gli organi legislativi e giudiziari sono deboli, la costituzione è poco rilevante e il 90% del settore finanziario è in mano allo stato;
3) La Cina è al capolinea di un’era caratterizzata da rapida crescita. La crescita futura sarà, più probabilmente, tra il 3 ed il 5%, loro insistono sul 6 o 7%, ma nessuno più fa caso alle statistiche ufficiali;
4) La Cina sarà comunque in grado di evitare gravi e prolungate crisi perché ha ampi margini di contrasto ricorrendo a strumenti di politica monetaria e fiscale che altri paesi non anno;
5) Le economie emergenti in Asia, LATAM, Africa e Australia hanno già sofferto assai durante gli ultimi 2 anni e non torneranno mai al precedente ritmo di crescita. Questo perché la dinamica della domanda di materie prime in Cina non tornerà mai più ai livelli precedenti;
6) Le economie di Stati Uniti e UE non sono Cina-dipendenti e usciranno illese dal relativo slow-down cinese;
7) Il singhiozzo dei mercati finanziari cinesi non influenzerà i nostri mercati finanziari, essendo due realtà chiaramente separate. Alcuni investitori in US e UE hanno reagito emotivamente, ma senza gravi ripercussioni sull’economia reale sottostante;
8) Mi spiace per tutti gli investitori che ancora scommettevano sulla Cina, rimanendo stupiti e colpiti dal rapido crollo della borsa di Shanghai/Shenzhen e mi compiaccio di esser riuscito a predirlo in tempo (anche se non era difficile): quando i mercati crollarono, Mandarin non era esposto sul mercato cinese e già si aveva deciso sul mio trasferimento a Bangkok, cosa che ho fatto il 30 dicembre del 2015;
9) Mandarin continuerà a lavorare in Cina, concentrandosi sui settori più attrattivi quali servizi, ambiente, efficienza energetica, automazione/robotizzazione;
10) La Cina rimarrà un luogo interessante in termini di investimenti in hi-tech, biotech, innovazione in generale, ambiente e servizi. Al contrario, l’industria pesante, leggera ed il settore immobiliare vedranno un calo che li alleggerirà dal carico dell’eccessivo investimento degli ultimi anni;
11) Alcune regioni del Paese, specialmente nel Nord-Est e al Sud, che sono dipendenti rispettivamente dal manifatturiero pesante e leggero, soffriranno. Altre invece, legate ai servizi ed all’hi-tech, fioriranno (Chengdu, Shenzhen, Hangzhou, Shanghai, Pechino);
12) L’attuale transizione verso un’economia basata sui servizi è la naturale evoluzione del Paese. Non sarà facile, non sarà glorioso, ma la Cina ne uscirà bene, anche se a velocità ridotta rispetto al passato.
CHINA, WHAT NEXT? IMPLICATIONS FOR DEVELOPED AND EMERGING COUNTRIES
1) Nobody really knows how bad the situation in China is, because macro-data are not available and probably not reliable and not existent. Any predictions either good or bad are fantasy;
2) Even if we had data, we could not forecast any realistic outcome given that China government may react to any crises within an institutional context and freedom not comparable with any previous benchmark in economic history: central bank reports to the executive branch, legislative and judicial branches do not exist, constitution is irrelevant, 90% of the financial sector is state-owned;
3) China is at the end of an era of fast growth, future growth will be more likely around 3 to 4.5%, but they may officially say it is 6/7% but nobody cares any longer about official pronouncements;
4) China will be able to avoid deep and prolonged crisis, because it has ample margins to react with monetary and fiscal tools;
5) Emerging markets economies in Asia, LATAM and Africa + Australia have been suffering over the last 2 years and will never revert back to the previous path of fast growth, because China raw material demand will never resume to the fast pace of the past;
6) US and EU economies are not China dependent and will get out unscathed from China relative slow-down;
7) The hiccups in China’s financial markets will not affect our financial markets being the two clearly separated, some investors in US and EU will be emotionally hit with no repercussions on the underlying economies;
8) I feel sorry for all investors who still placed high bets on China and got shocked and hurt by the rapid fall of the Shanghai stock exchange, and I feel good we have been able to predict timing right (and it was not difficult to do so): when the markets fell we had no China exposure and I had already planned way back to move away to Bangkok which I did on January 1st;
9) We will keep working in China on a few selected sectors such as services, environment, energy efficiency, automation/robotization;
10) China will remain an attractive investment environment for hi-tech, biotech and innovation in general and the environmental and service sectors whereas heavy and light industry and real estate related sectors will decline somewhat to get rid of a high level of overcapacity installed;
11) Some areas of the country, especially in the North and South dependent of traditional manufacturing will suffer, some other areas linked to service and hi-tech boom will flourish in Sichuan, Shenzhen, Shanghai and Beijing. Current development away from investment and physical consumption toward services is the natural inescapable evolution of the country, it will be bumpy, it won’t be glorious, but China will come out all right although at reduced speed;
12) US and EU are not dependent on China, we will keep marching along slowly, but unaffected as latest economic forecast accurately predict.
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