In questo “appunto volante di vita terrena”, tra Italia e Asia, trattiamo i seguenti argomenti: economia, impresa, manager e… alpini. Se non vi interessano queste tematiche vi consiglio di proseguire ugualmente la lettura perché ne parliamo con Alberto Forchielli. Nel senso che è come quando uno che non ama il basket guarda una partita dei playoff dell’NBA perché gioca LeBron James. Identico funambolismo.
Berlusconi pare abbia messo tutto in vendita. Che segnale è? “Il Milan è un giochino molto costoso in un contesto di livello basso come è la Serie A di oggi a livello di guadagni. E il retroscena di tutte le voci di vendita della galassia imprenditoriale berlusconiana è legato al costante calo dei consumi degli italiani degli ultimi anni, con il conseguente periodo nero della pubblicità. L’impero di Berlusconi è basato sulla pubblicità e per di più è italocentrico e sono due aspetti davvero critici nel mondo odierno. Doveva internazionalizzare decenni fa, d’altronde era concentrato su ben altri fronti perché ha dovuto spendere gli ultimi 20 anni della sua vita in politica per salvare se stesso e le sue aziende. E nel mondo globale un’azienda con affari quasi esclusivamente in Italia è un’anatra zoppa.”
È il contrario della tua storia professionale, decisamente non italocentrica… “Di sicuro io e Bungasconi siamo agli antipodi, a parte il fatto che a Palazzo Grazioli prima di lui ci stavo io. A pensarci bene abbiamo anche una passione in comune… e non è il Milan! Pensando alla storia delle mie professioni, le tappe fondamentali sono state tutte fuori dall’Italia. Sul podio metto, in ordine cronologico, gli Stati Uniti quando nel 1979 sono andato a fare l’MBA ad Harvard. L’Asia quando ci sono andato nel 1994. E ancora gli USA nel 2011, quando gli ho ‘riscoperti’, nella consapevolezza che l’Europa non era più difendibile. Ah, le tappe fondamentali sono state tutte fuori dall’Italia ma non senza gli italiani. Umanamente e professionalmente la conoscenza di Andreatta e Prodi è stata importantissima.”
Ti faccio una domanda sullo stile “perché Sanremo è Sanremo”. Perché Forchielli è Forchielli? Mi spiego. Tu da vent’anni “sei l’Asia”. Addirittura anche il Congresso degli Stati Uniti sente il tuo parere su questioni asiatiche. E in Italia è ancora di più così. Per parlarne in tv e sui giornali, in ambito accademico, per questioni governative… Chiamano sempre e solo te. Perché hai il monopolio sull’Asia? “La questione è semplice, la regola generale da noi è che la carriera si fa in Italia, tra Roma e Milano. Nessuno fa carriera all’estero. Io sono stato l’eccezione e la novità. La mia scelta, nel 1994, di andare in Asia, quando ero già un professionista di alto livello, è stata vista da tutti come una roba bizzarra ma con spazi assolutamente aperti ho acquisito competenze e relazioni che nessun altro italiano aveva e sono diventato un gigante in mezzo agli gnomi. E come giustamente hai osservato tu, l’aspetto drammatico di tutto ciò è che dopo 20 anni non c’è nessun altro che ancora possa prendere il mio posto. Anche perché in Asia non fai carriera. Uno straniero in società asiatiche non diventa mai più di capo-reparto, a differenza degli USA dove uno straniero può diventare anche presidente della Ford. E io la carriera in Asia l’ho fatta a livello imprenditoriale.”
“In Italia sono cambiati i governi, ma non si sono cambiate le cose. Il capitalismo di relazione ha prodotto alcuni effetti molto negativi, perciò è ora di mettere la parola fine su un sistema basato più sulle relazioni che sulla trasparenza” ha detto Renzi di recente alla comunità finanziaria italiana riunitasi a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa. È così anche in Asia? “Il rapporto relazionale in Asia c’è come in Italia ma da noi è solo relazionale, da loro conta di più l’efficienza. Per il resto siamo in un altro pianeta. In Asia c’è vantaggio competitivo, flessibilità del lavoro e dimensione dei mercati. Probabilmente la mancanza di relazionalità sarà un fattore di blocco nel futuro, non certo adesso. Va anche detto però che ci sono relazioni sane. La start up di fantacalcio online Mondogoal è nata a Boston nel 2013 su iniziativa di Shergul Arshad. È il figlio di un mio caro amico, mi è piaciuto il suo progetto e sono stato felice di partecipare al capitale iniziale di 2 milioni di dollari come uno dei soci fondatori. E qualche mese fa ce ne hanno offerti 20 per vendere e abbiamo rifiutato perché sono pochi!”
Hai detto che una tappa professionale decisiva è stata la riscoperta degli USA nel 2011. Quali saranno le prossime mosse? “In Mandarin Capital Partners studiamo politiche di investimento due volte l’anno. Nel 2000 si poteva internazionalizzare solo in Cina perché era l’unico mercato che tirava. Oggi i mercati che tirano sono soprattutto il Sud-est asiatico e il Nord America. Probabilmente chiuderemo l’ufficio di Pechino e in Cina resteremo solo a Shanghai. E apriremo a Singapore. Mentre in Europa siamo a Francoforte e Milano.”
A Milano contate di chiudere? “Ti rispondo così. Il 5º Reggimento degli Alpini è l’ultimo a mollare. Ecco il nostro ufficio di Milano è il 5º Alpini del Mandarin.”
È economia… è impresa… ma sembra anche un film, dove vincono i buoni.
Forchielli intervistato da Michele Mengoli per Oblòg (18 Maggio 2015)
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