Negli ultimi due anni, le vendite di asset da parte dei fondi di Private Equity hanno subito una brusca contrazione. Secondo alcune statistiche nel periodo luglio 2022-giugno 2024, a livello globale, le cessioni sarebbero state inferiori del 40% rispetto a quelle del periodo giugno 2020-giugno 2022. Di conseguenza, gli holding period si vanno allungando, sfiorando in media i 6 anni, livello raramente visto in precedenza. I fondi che incontrano difficoltà nel realizzare le exit faticano a raccogliere nuovi capitali per i futuri cicli di investimento, poiché gli investitori preferiscono incassare qualcosa prima di sottoscrivere nuovi commitment.
In Italia le cose vanno un po’ meglio, ma anche il nostro mercato è in qualche modo influenzato dalla crisi globale.
Non c’è dubbio che tra gli investitori in Private Equity, che ricevono flussi di cassa molto inferiori a quanto loro promesso, si viva una fase di malessere. Vi sono però validi argomenti per rassicurarli, sia pure ricordando che il Private Equity è una forma di investimento rischiosa non solo in termini di volatilità dei rendimenti ma anche delle tempistiche dei rimborsi.
Andiamo con ordine. A spiegare la frenata dei mercati dell’M&A concorrono diversi fattori.
- Il forte aumento dei tassi nella seconda metà del 2022 ha comportato un aumento dei costi di finanziamento per le operazioni di leverage buyout, uno degli sbocchi principali per le exit dei fondi di Private Equity. Con meno credito a disposizione, molti operatori hanno preferito rimandare o ridurre le operazioni di acquisizione.
- La guerra in Ucraina, e successivamente quella in Medio Oriente hanno destabilizzato il panorama economico internazionale. L’impatto sulle catene di approvvigionamento, già sotto stress nella fase post-Covid, l’aumento dei costi energetici e le tensioni commerciali hanno diffuso un clima di prudenza tra gli investitori. L’incertezza a livello geopolitico e l’impatto delle politiche monetarie hanno duramente colpito i settori maggiormente ciclici. Un’importante economia come quella tedesca quest’anno è andata in recessione.
- L’incertezza economica globale ha portato a forti oscillazioni nei mercati finanziari. Le IPO – un’importante via di uscita per i fondi – hanno subito una contrazione significativa. In particolare, il 2022 ha visto una riduzione del 45% del numero di IPO a livello globale rispetto al 2021, un trend che si è protratto anche nel 2023 e nel 2024.
Detto tutto ciò, come si diceva, ci sono solide ragioni per essere ottimisti per il futuro.
- Discesa dei tassi di interesse: Da questa estate Fed e Bce hanno imboccato un percorso di allentamento delle politiche monetarie che durerà diversi trimestri e riporterà i tassi su livelli decisamente più contenuti. Ciò faciliterà via via l’accesso al credito, agevolando nuove operazioni di acquisizione e di exit, e indurrà anche una ripresa degli IPO.
- Miglioramento dello scenario macro: Nel corso del 2025, l’economia europea, a partire dalla Germania, dovrebbe tornare su un sentiero di espansione grazie sia al calo dei tassi, che all’attenuarsi delle tensioni geopolitiche. La discesa dei tassi in Usa dovrebbe riuscire a spazzare via definitivamente i timori dell’arrivo della big recession negli Usa, che da un paio d’anni angoscia molti operatori finanziari. La Cina, dal canto suo, dovrebbe cominciare a beneficiare delle varie misure espansive varate in questi mesi dalle autorità.
- Evoluzione delle strategie di exit. I fondi di Private Equity si stanno comunque adattando a questo contesto realizzando strategie di exit alternative. I cosiddetti “continuation fund”, soprattutto, stanno diventando una soluzione sempre più diffusa fornendo liquidità agli investitori originari senza dover procedere a una vendita immediata sul mercato.
In definitiva, il rallentamento delle exit dei fondi di Private Equity degli ultimi due anni ha riflesso un contesto globale, caratterizzato da alta inflazione, volatilità dei mercati e incertezze geopolitiche. Il 2025 dovrebbe vedere un deciso miglioramento del quadro anche considerando che data la stasi del mercato, molti investitori hanno accumulato ingenti capitali da impiegare.
Il nuovo articolo scritto a 4 mani con Fabio Scacciavillani e pubblicato su Il Sole 24 Ore