Il ritardo delle imprese italiane
Gli imprenditori italiani rischiano di arrivare in ritardo all’ennesimo appuntamento con un’innovazione, anzi con un epocale salto quantico rappresentato dall’Intelligenza artificiale. E l’allarme lanciato al G7 side event «L’Italia, l’Europa e il mondo unito per un giusto impiego dell’Intelligenza artificiale» organizzato per i professionisti dell’Ia dall’Istituto EuropIA.it e dal Gruppo Humans.tech presso la Masseria Cuturi 1881. L’evento ha riunito alcune delle menti italiane più lucide, tra cui Marco Landi, presidente di EuropIA, Marco Ciotoli, co-fondatore di Humans.tech, Marco Trombetti, ceo di Translated, Barbara Carfagna, giornalista scientifica della Rai ed Ettore Murciano, cso di Humans.tech.
L’evento ha esortato gli imprenditori italiani che intendono mantenere la competitività sul mercato globale a scandagliare ed sfruttare le potenzialità dell’Ia, integrandola nelle loro attività, senza crogiolarsi nelle abitudini o coltivare pulsioni pseudo-luddiste.
Il futuro delle imprese, siano esse industriali, agricole o di servizi, dipende dalla loro capacità di rinnovarsi, adattarsi e operare sulla frontiera tecnologica con manager e risorse umane in grado di reggere le sfide. In un mondo caratterizzato da un’intensa competizione e da una poderosa spinta creativa, gli imprenditori italiani devono prendere coscienza che l’Ai non è un’opzione da ponderare, ma un passaggio imprescindibile per la sopravvivenza e lo sviluppo.
Purtroppo le aziende italiane scontano un forte ritardo nella digitalizzazione e nella gestione dei dati. Spesso i sistemi informativi non sono integrati e strutturati e per di più i database sono predisposti in modo inefficiente e caotico. Infatti talora i vertici aziendali fanno fatica a comprendere che la digitalizzazione non è una questione di mera automazione, ma implica il completo ridisegno dei processi aziendali e dell’organizzazione interna, al fine di snellirli e metterli al passo con le best practice. Ne consegue che in molti contesti l’adozione dei sistemi di la richiede un lavoro preparatorio pervasivo a 360 gradi che investe non solo la parte It, ma scardina pratiche consolidate e assetti interni radicati. Inoltre l’adozione dell’a richiede competenze che vanno formate sia dal sistema scolastico che in azienda e costantemente aggiornate.
Questo è un aspetto non di rado trascurato, emerso già in concomitanza con le agevolazioni di Industria 4.0. Gli investimenti in macchinari all’avanguardia hanno tardato ad apportare appieno i benefici sperati per mancanza di tecnici capaci di ottimizzare la gestione dei nuovi impianti.
Gli interventi hanno anche evidenziato criticità come la capacità di comprendere e spiegare gli algoritmi di la o la mancanza di trasparenza che induce diffidenza negli utenti finali, soprattutto in ambiti cruciali come la sanità o le gestioni patrimoniali. Non sono mancati riferimenti a questioni etiche come la responsabilità delle decisioni e l’equità sociale sollevate da più parti, in modo prominente da Papa Francesco invitato al G7 proprio per sensibilizzare governi ed opinione pubblica su questi temi.
Occorre orientare la ricerca verso approcci in grado di affrontare e mitigare tali effetti avversi già in fase di sviluppo dei modelli. Per ridurre i rischi di “allucinazioni” cioè risposte fallaci, o di utilizzo malevolo dell’Ia è essenziale l’adozione di pratiche condivise di governance dell’Ai.
Una preoccupazione diffusa riguarda l’amplificazione di bias insiti nei database di addestramento dei Large language model (LIm), che rischiano di perpetuare stereotipi odiosi o discriminazioni ingiustificate contro minoranze. Un altro elemento cruciale è la protezione dei dati a cui gli imprenditori sono oltremodo sensibili.
Le aziende che operano in ciascun ganglo dell’It, devono implementare meccanismi di sicurezza rigorosi per garantire che le informazioni sensibili non vengano compromesse. Non è stato sottaciuto che l’Ai richiede immense risorse computazionali, il che comporta un fenomenale aumento del consumo energetico, proprio in un momento delicato per la transizione ecologica. Sara imprescindibile adottare tecnologie emergenti come l’Edge Ai per incrementare l’efficienza energetica e abbattere la latenza, consentendo decisioni in tempo reale e risparmi sostanziali. Infine i relatori hanno enfatizzato il ruolo delle politiche attive e degli investimenti pubblici per realizzare un ecosistema dove le imprese possano accedere a finanziamenti, supporto tecnico, progetti di ricerca e formazione.
L’articolo scritto a 4 mani con Fabio Scacciavillani e pubblicato su Il Sole 24 Ore, 21 Giugno 2024