I silenzi della politica e gli interrogativi sull’auto elettrica

I nodi della transizione ecologica 

L’avvento dei veicoli elettrici accelererà un’evoluzione di cui pochi si rendono pienamente conto ma che stravolgerà l’automotive e di cui non sono state valutate attentamente le conseguenze Le auto elettriche vengono descritte come un computer su quattro ruote. In realtà II 9o% delle auto vendute negli Stati Uniti sono già tali da molti anni. Infatti sono dotate di connettività 4G (che inviano dati alla casa madre, spesso all’insaputa del proprietario) e vengono gestite da sistemi drwe-by-wire installati quasi di soppiatto: in sostanza acceleratore, sterzo e persino freni sono controllati da un computer.

L’auto elettrica verrà imbottita di software, perché grazie alle nuove piattaforme sviluppate da zero per la prima volta in decenni, le case automobilistiche possono integrare l’It molto più facilmente che sulle piattaforme endotermiche, talora concepite negli anni ’70. Un autoveicolo dove codici e applicazioni gestiscono le parti in movimento, l’ottimizzazione dell’alimentazione, le connessioni con il mondo esterno e tutto il resto, è un’entità molto diversa da quella a cui siamo abituati, il suo cuore non sarà più il motore. Il pezzo pregiato della catena del valore diventerà il software, in grado di generare quei margini da Silicon Valley che l’industria automobilistica può solo sognare. L’irruzione prepotente dell’a cambia drasticamente il paradigma della creazione di valore, perché il software viene gestito e controllato a distanza, va aggiornato costantemente, va protetto dagli attacchi hacker, può essere affittato o venduto con una scadenza, rilasciato con una licenza limitata a un’area geografica. Diventa strumento duttile di profittabilità perché consente di estrarre valore dal consumatore con precisione chirurgica. Per questo motivo le valutazioni di Tesla hanno raggiunto valutazioni stratosferiche: non è l’hardware (il “ferro” secondo la sprezzante definizione dei tecnocrati) a gonfiare i profitti, bensì il software. 

La parte fisica dell’autoveicolo, senza software è solo un inservibile assemblaggio di carrozzeria, componenti elettromeccaniche, fari, ammortizzatori, ruote, sedili ecc. Sarebbe come un computer senza sistema operativo o parzialmente utilizzabile come i vecchi iPad o iPhone su cui non si installano più gli aggiornamenti di iOS. Tutto ciò suscita una serie di interrogativi fondamentali sui diritti del consumatore, sulla privacy, sull’antitrust e persino sulla cybersecurity. Ad esempio l’acquirente di un autoveicolo sarà obbligato da contratto a usare il software del produttore? Avrà facoltà di installare una versione open spume o di un concorrente, magari indiano o taiwanese? L’aggiornamento del software sarà gratuito? E per quanto tempo? La licenza del software sarà individuale (attivabile con lo scan dell’iride), per cui una famiglia ne dovrà acquistare due o tre? Esisterà uno standard internazionale per gestire le comunicazioni tra veicoli In movimento? Passando un confine di Stato si dovràinstallare un software specifico per quel Paese? Le compagnie assicurative applicheranno premi diversi a seconda del software? Quali dati il sistema potrà fornire alla casa automobilistica? Come garantire la privacy?I dati sugli spostamenti saranno utilizzabili dagli inquirenti come le intercettazioni telefoniche? Se non si pagala rata del leasing II sistema operativo si bloccherà? Inoltre la Cina diventerà dominante nella produzione di auto elettriche. Le aziende cinesi sfornano veicoli elettrici sicuri e tecnologicamente avanzati. Ma chi controllerà che i dati immagazzinati dall’autovettura non verranno inviati in Cina? E se in seguito a un attacco militare a Taiwan il Partito comunista decidesse di attivare un malware nascosto nelle app degli autoveicoli venduti in Occidente, come la metteremmo? Dopo aver impedito a Huawei di vendere apparecchiature per il 5G saremo ricattabili attraverso le auto elettriche? Sarebbe un paradosso, dopo i sacrifici fatti per sottrarci alla dipendenza dal gas russo. Insomma prima di infilarci entusiasticamente in questa ennesima trappola sarebbe auspicabile che i governi e la Commissione europea fornissero risposte precise a questi interrogativi e dubbi. Invece l’attenzione delle autorità, dei regolatoti e dei media è tutta concentrata sull’impatto ambientale e sull’hardware. Una sottovalutazione dei rischi e dei pericoli che potrebbe rivelarsi tragica. 

L’Articolo scritto a 4 mani da Alberto Forchielli e Fabio Scacciavillani pubblicato su Il Sole 24 Ore, 20 Luglio 2022

QUI IL PDF