Il Parlamento s’incarta ancora, quattro votazioni e nessuna risoluzione in alternativa all’accordo May/UE passa. Spaccati a metà come una mela, come dal referendum del 2016. Restare nell’unione doganale perde per 3 voti (273 a 276), restare nel mercato comune ma non nell’unione politica (cosiddetto Norvegia 2.0) perde per 21 (261 a 282), il secondo referendum per 12 (280 a 292), la revoca dell’art. 50 (restare nella UE) in caso di mancata risouluzione entro la scadenza del 12 aprile è l’unico chiaramente respinto (191 a 292). E a 10 giorni dall’uscita automatica senza accordo cosa si profila? Theresa May e il governo sono decisi a riesumare per un quarto voto l’accordo UE strabattuto nei tre voti precedenti. E il parlamento è deciso a riprovarci ancora sperando che almeno une delle sconfitte al fotofinish diventi vittoria. Sennò? Non c’è sfera di cristallo che tenga. Ma come dice Shakespeare (Amleto Atto 5.o scena 1.a) non c’è da meravigliarsi: in Inghilterra sono tutti matti.
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Primo aprile da inglesi: Brexit o no Brexit, resta il problema.
Alberto Forchielli2 Aprile 20190
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