Come si sono ridotti i sostenitori del latino…con i loro complessi d’inferiorità (Parte I)

di Ciro Balestrieri

Si parla sempre più spesso di cultura scientifica vs cultura umanistica, con l’utilità di quest’ultima messa continuamente in discussione. Uno degli ultimi baluardi in ordine di tempo in difesa del sapere classico è senza dubbio Nicola Gardini, professore di Letteratura italiana ad Oxford. Gardini si occupa principalmente di traduzione di testi antichi in lingua latina, soprattutto i testi di Ovidio di cui ha scritto anche un libro, ma non solo, è anche uno scrittore di poesie, romanzi e saggi oltre ad essere un pittore. Recentemente è venuto alla ribalta per il suo libro “Viva il latino. Storie e bellezza di una lingua inutile” in difesa della sua lingua tanto amata.

Non c’è dubbio che Gardini sia una persona intellettualmente molto valida ed acculturata, e forse anche per questo rappresenta esattamente l’archetipo dell’umanista italiano, il cui modo di ragionare è stato deformato dal nostro sistema scolastico antico e totalmente inadeguato ad affrontare le sfide di oggi. In lui convivono tutte le contraddizioni logiche ed il complesso di inferiorità latente della cultura classica nei confronti di quella scientifica, in costante aumento dovuto principalmente al maggior impatto della tecnologia nella società odierna e quindi della scienza ed ingegneria che la sviluppano. Per capire meglio perché il professore di Oxford sia il modello perfetto partorito da quella cosa orrenda chiamata “scuola italiana”, vengono citate alcune sue affermazioni in trasmissioni televisive o in festival qui di seguito, e per ognuna si proverà a capirne l’assurdità.

Partiamo con una delle più classiche perle del repertorio “studiare il latino è una necessità, il latino è tanto importante nella costruzione della conoscenza quanto le cosiddette scienze dure”. Tale affermazione è stata pronunciata ad Otto e Mezzo su La7 in risposta alla solita domanda “Perché è importante studiare il latino?”. La risposta, anche se breve, contiene molte delle cose accennate in precedenza, ma andiamo con ordine. In primis (beh visto che ci siamo, sfruttiamolo un po’ questo latino) non spiega perché il latino sia una necessità, questo lo afferma lui senza cercare mai di dimostrarlo per tutto il resto della puntata, anche perché dimostrarlo sarebbe del tutto impossibile visto che necessità non è. Basti pensare come in paesi con una qualità di vita simile alla nostra se non superiore, il latino non venga insegnato nelle scuole, e parliamo di nazioni come Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Danimarca etc…; e quasi impossibile da credere per alcuni, vivono perfettamente senza, ed hanno tutti un livello di istruzione superiore a quello italiano ed un numero di analfabeti funzionali molto minore, evidentemente il latino non sembra essere una così importante necessità!

Poi senza investigare troppo perché il latino secondo lui sia importante nella costruzione della conoscenza quanto le cosiddette scienze dure (indimostrabile anche questo, forse più dimostrabile il contrario ma meglio non approfondire), si nota il complesso di inferiorità latente di cui si accennava prima, infatti qual è il bisogno di mettere in mezzo le scienze dure su una domanda inerente l’importanza dello studio del latino? Se è più o meno importante dello studiare la matematica o la fisica è così rilevante? Non tutto ciò che c’è a questo mondo ha la stessa importanza di altro ma non per questo non vale la pena studiarlo, perciò per quale motivo si fa il paragone con le scienze dure senza nemmeno essere richiesto, se non per un sopito complesso d’inferiorità?

La II parte ? Venerdi 22 Marzo

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