Creatore di un fondo di investimenti che aiuta aziende europee a investire in Oriente abituato a usare un linguaggio diretto e senza peli sulla lingua nei suoi interventi.
Articolo di Claudio Del Frate, pubblicato su Corriere.it
I suoi interventi «contundenti», molto espliciti e diretti nei contenuti e nel linguaggio, hanno trasformato in breve tempo Alberto Forchielli in un «personaggio da talk show». L’ultima invettiva in ordine di tempo, che ha scatenato un acceso dibattito social, è avvenuto domenica alla trasmissione di La7 «Non è l’Arena»: nella circostanza le critiche di Forchielli hanno avuto come bersaglio i giovani che studiano scienze politiche, definita «una laurea che non serve a niente». Ma chi è il personaggio e perché la sua popolarità è così in crescita?
Cina e internet
Nato a Bologna 63 anni fa, figlio di un docente universitario sopravvissuto alla ritirata di Russia, Alberto Forchielli affianca da anni l’attività di imprenditore e consulente a quella di divulgatore e commentatore. Uscito dalla Business School di Harvard, ha collaborato con il ministero degli Affari Esteri, con l’Iri, con Finmeccanica, con decine di multinazionali e gruppi bancari. Ha colto al volo le due principali opportunità offerte dalla globalizzazione: l’apertura dei mercati internazionali, in particolare quello cinese e la rivoluzione dei new media. E’ fondatore della Mandarin Capital Partners, un fondo d’investimenti che – si legge nella home page del sito – «crea collegamenti tra medie aziende europee e partner commerciali ed industriali cinesi» con sedi a Milano, Lugano, Hong Kong e Francoforte. Scrive di economia e politica sul suo blog personale (albertoforchielli.com) e sul sito «Piano Inclinato».
«Muovete il culo!»
Come detto, oltre alla competenza in campo professionale, Forchielli deve il suo successo alla capacità di usare un linguaggio molto diretto e congeniale tanto al mezzo televisivo quanto ai social. «Muovete il culo!» è il titolo del suo ultimo libro pubblicato nel 2017 e dedicato – si legge nella scheda su Amazon – «alla generazione dei trentenni, rassegnati e letargici, aiutandoli a scegliere fra andare all’estero o restare, e in tal caso combattere per cambiare un Paese che non fa nulla per regalare un futuro ai suoi figli». Suoi bersagli non solo sono la classe politica (tutta, senza distinzione partitica) ma anche gli italiani:«Più della metà degli italiani è costituito da analfabeti funzionali. Siamo il Paese più ignorante d’Europa. E’ chiaro che le istituzioni e i partiti riflettano lo stato demenziale di questo Paese» ha dichiarato nell’aprile scorso alla trasmissione Omnibus. Un malato senza rimedio? No, secondo il consulente «il futuro dei giovani si crea attraverso lo studio, l’istruzione, l’arricchimento non mandando quattro fagiani in pensione».